Corriere della Sera 04/01/15
Lorenzo Cremonesi
Ancora cristiani vittime perseguitate
in Medio Oriente. Obiettivi relativamente semplici da colpire. Civili
indifesi aggrediti per motivi religiosi, ideologici, a scopo di
riscatto, ma anche con fini politici. L’ultimo episodio di una
serie ormai lunghissima è avvenuto a Sirte, in Libia, ieri mattina
presto, per mano di gruppi estremisti islamici ai danni degli
egiziani copti i quali, nonostante tutto, sino a ora vedevano nelle
opportunità di lavoro in Cirenaica e Tripolitania un’alternativa
alla povertà dominante in Egitto.
In tredici sono stati
sequestrati in un blitz brutale. Si aggiungono ai sette presi pochi
giorni fa nello stesso luogo, oltre al medico assassinato con la
moglie (una figlia diciottenne forse rapita) il 24 dicembre, ai sette
uccisi con un colpo alla testa a Bengasi in marzo e alle altre decine
di persone sparite, aggredite dal tempo della rivoluzione libica
«assistita» dalla Nato nel 2011.
Il film del rapimento lascia
intuire che si tratti di un’operazione ben pianificata. Ore due e
trenta, è ancora piena notte, a Sirte pioviggina. È la città
costiera posta 500 chilometri a est di Tripoli, dove nell’ottobre
2011 venne linciato Gheddafi e oggi imperano le milizie islamiche,
specialmente la più qaedista: Ansar al Sharia, responsabile di
crimini efferati, tra cui l’assassinio dell’ambasciatore
americano Christopher Stevens a Bengasi nel 2012.
Una quindicina
di rapitori mascherati irrompe su quattro gipponi, vanno a colpo
sicuro, brandiscono un foglio di carta con l’elenco dei nomi dei
cristiani, verificano i passaporti di decine di lavoratori egiziani
alloggiati in alcune palazzine, in certi casi controllano se abbiano
tatuaggi di croci sul corpo. Quindi la selezione: scartano i
musulmani e portano via i cristiani. «Li ho sentiti gridare. Sono
stati spinti sui mezzi con le canne dei mitra» ha detto alla stampa
Hanna Aziz, una copta riuscita a nascondersi.
L’ennesima
testimonianza del caos in cui è precipitata la Libia. Un Paese con
due governi, paralizzato dalla guerriglia influenzata dall’Isis,
dove è quasi impossibile viaggiare, la cui produzione petrolifera è
precipitata in pochi mesi da un milione e 600 mila barili quotidiani
agli attuali 200 mila o poco più. Le milizie islamiche di Sirte
cooperano oggi con quelle relativamente più moderate di Misurata e
compongono il fronte di forze che appoggia il governo islamico di
Tripoli contro quello più «laico» basato a Tobruk e sostenuto
dall’Egitto. È in questo quadro che viene letto dai commentatori
locali l’attacco contro i copti: colpisce contemporaneamente due
obbiettivi, l’Egitto e i cristiani. Erano un milione gli egiziani
in Libia nel 2011, ora sono meno di 200.000, si stima che il 15 per
cento siano copti. La loro ambasciata a Tripoli ha chiuso in
circostanze drammatiche un anno fa. Forse presto dovranno partire
tutti.
Nessun commento:
Posta un commento