Alfredo Bazoli
Guardando alle decisioni assunte in
queste ore dai senatori del PD che si riconoscono nella minoranza
interna, mi viene da pensare alla nota storiella dello scorpione e la
rana, con lo scorpione che non esita a uccidere la rana che lo
trasporta sul fiume, uccidendo così anche se stesso, “perché
questa è la mia natura”. Ora, nessuno può negare il diritto al
dissenso, alla critica, alla dialettica interna, in un grande partito
come il nostro, articolato e ricco di anime diverse, tanto più
quando si ragiona e decide di una materia tanto delicata e importante
quale la legge elettorale. E aggiungo che i motivi di dissenso
espliciti su cui si sono pronunciati i senatori critici riguardano
questioni certamente significative, e sulle quali io stesso mi
sentirei in sintonia con loro, come il numero dei capilista bloccati
e la possibilità delle pluricandidature.
E tuttavia trascurano di sottolineare,
i critici, che toccare quei punti considerati non negoziabili dagli
altri partiti che condividono la riforma significherebbe farla
saltare, e omettono completamente di spiegare all’opinione
pubblica, e ai militanti del PD, che pur con quei difetti la legge
elettorale in corso di approvazione costituisce un enorme passo
avanti rispetto alla condizione attuale, e il punto di equilibrio più
avanzato oggi possibile. Non solo, ma la dichiarata intenzione di non
uniformarsi alle decisioni del partito, e a quelle della maggioranza
del gruppo parlamentare di appartenenza, costituisce una patente
violazione delle più basilari regole di convivenza all’interno di
qualunque organismo associativo, compreso un partito. Ma è chiaro
che prevale, su tutto, la voglia di rivincita interna, il desiderio
neanche malcelato di colpire l’attuale maggioranza che governa il
partito e in particolare il suo segretario, in una resa dei conti
interna che, per l’appunto, è coerente con “la natura” di
questi dissidenti, ma che rischia di portare nel baratro il partito,
trascinando tutti, loro compresi.
Per intanto, l’indebolimento politico
del segretario del PD sta già producendo i primi effetti, sulla
partita delicata e decisiva della scelta del prossimo presidente
della Repubblica, che fino a oggi il partito, unito, poteva pensare
di governare da una posizione di forza, e che oggi, invece, sta
regalando un ruolo molto più importante e significativo a
Berlusconi, rivitalizzato dalla consapevolezza che le faide interne
al PD fanno diventare decisivi i suoi voti.
Con la conseguenza che stanno salendo le quotazioni dei candidati più graditi al leader di centrodestra (e forse anche a qualche vecchio e appassito leader della sinistra, dai baffi affilati), e si stanno appannando quelle più legate alla storia politica del nostro partito. Non c’è che dire, il capolavoro politico dei nostri scorpioni.
Con la conseguenza che stanno salendo le quotazioni dei candidati più graditi al leader di centrodestra (e forse anche a qualche vecchio e appassito leader della sinistra, dai baffi affilati), e si stanno appannando quelle più legate alla storia politica del nostro partito. Non c’è che dire, il capolavoro politico dei nostri scorpioni.
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