Corriere della Sera 26/01/15
Marco Cremonesi
La battuta migliore, di sicuro, è di
Pippo Civati: «Ma guardate che sarà Matteo Renzi, da domani
mattina, a farsi chiamare con la ts: Rentsi». La domenica del
trionfo di Alexis Tsipras, nella sinistra nazionale si era aperta con
una piccola fibrillazione. Il leader di Syriza, in una chiacchierata
con Il Messaggero , aveva raccontato che, pur non conoscendo
direttamente Matteo Renzi, i rispettivi staff hanno già preso
contatti. E, soprattutto, che la loro «sintonia è naturale» visto
che l’obiettivo è quello di «cambiare verso all’Europa, perché
l’austerità sta strangolando tutti». Inoltre, il vincitore delle
elezioni di Atene nel colloquio annuncia che conoscerà Renzi «molto
presto e avremo tanto di cui parlare». Perché «la pensiamo alla
stessa maniera sulla necessità dello sviluppo e sull’uscita dal
rigore alla tedesca che sta danneggiando tutti».
Insomma, come
minimo un’ampia apertura di credito al premier italiano. Ma, forse,
una piccola stretta al cuore per i molti fan italiani del leader
greco, che raramente coincidono con i sostenitori del premier. E
così, dopo la battuta, è lo stesso Civati a commentare l’uscita
di Tsipras. Senza scomporsi granché: perché sarebbe lo stesso capo
di Syriza, «che nel libro intervista di Teodoro Andreadis
Synghellakis parla di Renzi come di una personalità scissa tra una
politica a livello europeo, che lui condivide, e una politica interna
assolutamente legata agli schemi della troika». Per quanto lo
riguarda, Civati non si scandalizza: «Se Renzi e Tsipras
collaborano, sono contento, mica sono matto. Se poi Renzi volesse
collaborare anche con noi... ».
Luciana Castellina, storica
firma del Manifesto , è addirittura andata ad Atene per attendere il
responso delle urne elleniche. E di sintonie tra Tsipras e Renzi ne
vede «pochissime, quasi su niente. Direi nessuna».
Semplicemente,
il leader greco «ha bisogno di dire che in Europa non è isolato, e
che esiste un problema comune di Paesi come Spagna, Portogallo,
Italia e Grecia. Non c’è nulla più di questo».
Per molti,
in Italia, la vittoria di Syriza alle elezioni greche sarà, al
contrario, una sfida internazionale più severa proprio per Renzi.
Così è, per esempio, per il segretario di Rifondazione comunista
Paolo Ferrero. Che non trova nulla da eccepire nell’apertura a
Renzi: «Tsipras ha vinto con un programma di cambio radicale e anti
liberista. E oggi lui e la sua vittoria sfidano tutti coloro che
hanno criticato l’austerity a fare qualcosa di concreto». Insomma,
il problema sarà del premier italiano: «È stata smentita la grande
menzogna di questi anni secondo cui non si può fare niente contro
certe politiche. E invece, ci sono Paesi che credono che certe scelte
non sono affatto obbligate. Un paio d’anni fa il voto per Syriza
era ancora di protesta. Ora è un’altra cosa: è la consapevolezza
che se andiamo avanti così, si distrugge tutto. E le risorse è
meglio metterle in basso, tra le persone, anziché in alto». Il tema
della sfida per Renzi è ripreso anche da Massimiliano Smeriglio,
vicepresidente del Lazio (Sel): «Renzi e Tsipras? La verità è che
questa vittoria cambia completamente gli equilibri in Europa. E che
Tsipras cerchi di costruire un fronte dell’Europa mediterranea
contro quella carolingia mi sembra naturale». E dunque, la palla
torna a Renzi: «Il tempo dei giochi di prestigio tra dichiarazioni
anti austerità e ossequio alla troika è scaduto». Nicola
Fratoianni è il coordinatore nazionale di Sel. E scoppia a ridere:
«La posizione di Tsipras? Mi pare ovvia. E la dimostrazione del
fatto che sia un leader di grande lucidità che si pone il tema delle
relazioni internazionali». Detto questo, l’esponente di Sinistra,
ecologia e libertà ricorda che «Tsipras ha detto che non rispetterà
i memorandum che hanno devastato la Grecia. Del resto, che certe
politiche producano il disastro ormai è dimostrato, non è più
un’ipotesi». Fratoianni, comunque, apre a sua volta: «Se Renzi
accetterà questa sfida, sarò il primo ad essere felice. L’essere
all’opposizione non mi trasforma in ottuso, vogliamo vincere e non
solo avere ragione».
In Grecia, c’è ovviamente Raffaella
Bolini, organizzatrice delle brigate Kalimera, i sostenitori italiani
di Tsipras: «Quello che Alexis sa fare è sparigliare e lo ha fatto
anche in questo caso. Ha trasformato l’umiliazione della Grecia in
partecipazione con parole diversissime da quelle di Renzi. Ma il
problema, ora, è proprio del premier».
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