Corriere della Sera 07/01/15
Massimo Rebotti
Ci sono stati sindaci che poi hanno
avuto ruoli di rilievo in un governo (da Veltroni a Bassolino, da
Rutelli all’attuale sottosegretario alla presidenza Delrio), ma ce
n’è solo uno che da primo cittadino è diventato premier. A questa
specificità Matteo Renzi tiene molto. E infatti, rilasciando
un’intervista al sito della Nazione , ha esordito così: «Più che
il presidente del Consiglio, vorrei fare il sindaco d’Italia». Non
è una sfumatura. La figura del primo cittadino è riconosciuta e
popolare (chi più, chi meno), a contatto con i problemi reali, il
sindaco è pragmatico e decide. Per questo Renzi preferisce essere
percepito ancora così, piuttosto che come un presidente del
Consiglio. Ruolo che, probabilmente, ritiene richiami alla mente
mediazioni inconcludenti e palazzi distanti. L’intervista della
Nazione è stata interamente dedicata a Firenze. E il premier ha
risposto a tutto. Dopo una serie di premesse come «non voglio metter
becco», «ora c’è Nardella», «lascio fare ad altri», ha dato
indicazioni precise sullo sviluppo della città: dai musei alla
tramvia, dall’aeroporto ai teatri. E dimostrato una conoscenza
minuziosa di quanto succede a Firenze, «ho visto che hanno aperto
due librerie, bene». Passione per la città, certo («la sera del 22
gennaio porto la Merkel a vedere gli Uffizi, magari la bellezza
salverà l’Europa»), ma anche la riproposizione di quello che
vorrebbe essere uno stile di governo: chiamatemi sindaco.
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