Corriere della Sera 07/01/15
Marco Galluzzo
Le correzioni al decreto sul fisco
arriveranno il 20 febbraio e non conterranno alcun favore per
Berlusconi. Ieri sera Renzi è intervenuto per la quarta volta in due
giorni sull’argomento, dicendo che «per evitare polemiche, per
togliere di mezzo ogni discussione, è più opportuno inserire anche
questo decreto nel pacchetto di riforme fiscali», che verrà
approvato il mese prossimo.
Il corollario della decisione ha
l’obiettivo di escludere in modo categorico che il leader di Forza
Italia possa essere in qualche modo favorito da una riforma fiscale:
«Noi cambiamo il fisco per gli italiani, non per Berlusconi. Senza
fare sconti a nessuno, nemmeno a Berlusconi, che sconterà la sua
pena fino all’ultimo giorno». Ma allo stesso tempo lascia aperta
la porta alla soluzione tecnica che verrà trovata a febbraio: ieri
la minoranza interna al Pd ha criticato la decisione di lasciare in
sospeso la materia, mentre sembra che il ministero di Padoan fosse
pronto a una correzione rapida che potesse essere messa subito nero
su bianco.
Renzi ha chiarito innanzitutto una cosa: «Noi non
facciamo norme ad personam, né contra personam, una legge si adotta
se serve agli italiani. Questa ossessione su Berlusconi sia da parte
di chi lo ama, che da parte di chi lo odia non mi riguarda. A forza
di pensare a lui, per anni si sono dimenticati degli italiani».
C’è
dunque da aspettarsi che in queste settimane verrà messa a punto una
correzione che escluda qualsiasi influenza sull’ex premier. Ma non
per questo il testo che alla fine verrà adottato risponderà alla
filosofia che vorrebbe il Mef: per il premier resta giusto avere una
soglia di non punibilità per alcuni reati fiscali, aumentando pene e
sanzioni per quelli più odiosi, per dare reale efficacia, potere
deterrente, alle pene, e per non ingolfare i tribunali.
Una
filosofia che ieri Renzi ha confermato: la norma che ha prodotto
polemiche è «una norma semplice che rispetta il principio di
proporzionalità». «Si può naturalmente eliminare, circoscrivere,
cambiare, — ha puntualizzato —, il fatto che si siano adeguate le
soglie di punibilità (il colpevole paga lo stesso, tutto, fino
all’ultimo euro ma con sanzioni amministrative e non penali) e che
si rispetti il principio di proporzionalità è sacrosanto. Poi nel
merito si può cambiare tutto».
Ma proprio continuare a
ragionare è un errore per la minoranza interna al Pd, «si tratta di
una decisione sbagliata che rischia di aumentare fortemente polemiche
e sospetti», scriveva ieri il deputato Alfredo D’Attorre
aggiungendo che «temi come la lotta all’evasione e alla corruzione
per il Pd devono avere il massimo dell’urgenza». Rincara la dose
Stefano Fassina, «sul decreto fiscale la propaganda premier è
indecente, offensiva per l’intelligenza degli italiani. La delega
fiscale ha il fine di eliminare le cause dell’evasione di
sopravvivenza e colpire la grande evasione. Mentre il decreto è
peggio di un condono: l’impianto del provvedimento, a prescindere
da Berlusconi, — conclude l’esponente della sinistra pd —
premia la grande evasione». Insomma se voleva mettere a tacere le
polemiche il capo del governo ci è riuscito solo in parte.
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