venerdì 28 marzo 2014

Renzi tra Mare Nostrum e Atlantico

Guido Moltedo 
Europa  

Un'Italia leader nel Mediterraneo. Obama appoggia l'ambizione di Renzi. Che giocherà questa carta nel semestre di presidenza dell'Unione europea
Non sarà una superpower, l’Italia, ma è una superpotenza culturale, dice Matteo Renzi. Barack Obama l’osserva, sorride, e pregusta la sua visita al Colosseo. Prima si era parlato dell’Expo e della partecipazione americana alla grande fiera milanese, e Obama aveva fatto una battuta sui suoi collaboratori che si sono già prenotati per dare una mano per la realizzazione del padiglione statunitense, immaginando un soggiorno ambrosiano di shopping e di buoni ristoranti. Perché questa è l’Italia, il paese del buon cibo, della moda, del buon gusto, è il paese che si racconta in America.
Renzi coglie la battuta di Obama, la prende anzi sul serio, proprio per rilanciare quell’immagine del bel paese: fanno bene i suoi collaboratori a sognarla così, l’Italia. È questo il paese che Renzi disegna nel suo futuro di presidente del consiglio, il paese con lo stile di vita che fa tendenza in Occidente, e non solo, ma anche il paese con le caratteristiche adatte allo sviluppo dell’economia della conoscenza. E che deve lavorare tanto, molto di più di quanto non abbia fatto finora, per giocarsi al meglio queste sue carte, che nessun altro paese ha.
Ma l’Italia è tale anche perché la sua è una lunga civiltà, una civiltà che lascia segni come il Colosseo, e si è sviluppata nel Mediterraneo. Il Mare Nostrum. Renzi lo dice in latino, come ama ripetere spesso, e lo traduce in inglese per l’ospite: Our sea. Obama annuisce. E segue interessato il presidente del consiglio quando ritaglia per l’Italia un ruolo cruciale nel Mediterraneo. Già in un’intervista ieri, al Corriere della Sera, aveva elogiato Renzi per aver iniziato la sua premiership con una visita in Tunisia, «segno che vuole rafforzare la leadership che l’Italia già esercita nel Mediterraneo», «una leadership benvenuta».
Il presidente del consiglio ripete, nella conferenza stampa che segue il vertice con Obama, quello che è diventato un mantra: «L’Europa non consideri il Mediterraneo una frontiera ma il cuore dell’azione politica». L’aveva detto a Angela Merkel e François Hollande, lo ripete a Obama.
Poi sia Renzi sia Obama fanno riferimento alle primavere arabe, che oggi sembrano appassite, e al sostegno che ancora va dato alle nuove generazioni di quei paesi perché continuino a sperare e a battersi per i diritti, per la democrazia.
Nel mondo di Renzi c’è un’Europa, e dunque un’Italia, che non viva nella paura di nuovi sbarchi ma che lavori per una relazione sempre più intensa con i popoli vicini, di interscambio, di commerci, di interazione culturale. L’Erasmus è una sorta di modello di questo processo di conoscenza reciproca, una delle cose che ha meglio funzionato in Europa e che ha creato vincoli tra i giovani europei, e lo cita spesso Renzi. Lo cita pure nella conferenza stampa.
Obama probabilmente non sa neppure di che cosa si parli. Ma coglie il senso del ragionamento. In più, una visione dell’Italia al centro del Mediterraneo, di nuovo protagonista del suo mare, corrisponde all’idea di Obama, secondo la quale ci deve essere una sorta di “divisione internazionale” del lavoro di sicurezza, nel quale all’Italia è dato il compito di presidiare la sua regione. Anche militarmente. E in questo quadro va visto il dispositivo militare italiano, che, secondo Obama, deve essere appunto adeguato al ruolo di leadership nel Mediterraneo. Gli F-35 corrispondono a questa esigenza? Non si è parlato pubblicamente dei controversi aerei multiruolo, ma si può pensare che il loro eventuale acquisto e impiego vadano visti in quella cornice geostrategica.
Renzi farà di questa sua sfida “mediterranea” il centro dell’azione italiana nel secondo semestre di presidenza dell’Unione europea. Non il solito ritornello tante volte udito sull’importanza del Mediterraneo, ma l’ambizione di spostare a sud il baricentro strategico dell’Europa stessa.
L’Italia crocevia e cerniera tra Europa, Medio Oriente, Nord Africa e Balcani. Un’Italia che potrà svolgere questo ruolo perché più robusta (dopo aver portato avanti il suo risanamento) e più consapevole di sé, della sua forza. Da parte americana, c’è interesse a sostenerlo su questa strada, come si è visto ieri nella conferenza stampa congiunta.
Obama sembra anche credere nelle doti leaderistiche di Renzi, che ha apertamente elogiato e sostenuto. Un punto tutt’altro che scontato. Se si pensa che, per Obama, Renzi è già il quarto presidente del consiglio italiano con cui deve interloquire, sarebbe stato facile aspettarsi una certa riluttanza a firmare cambiali all’attuale inquilino pro tempore di palazzo Chigi. Ma l’amministrazione americana ritiene, questa volta, di avere di fronte un interlocutore destinato a restare e a imprimere un segno forte alla politica italiana.

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