venerdì 21 marzo 2014

La commozione in sala per il film su Berlinguer


Corriere della Sera del 21/03/14
Paolo Fallai

L’omaggio di Napolitano 12 ministri e due Oscar.
ROMA — Appena si fa buio la sala è invasa dalla litania dei tanti ragazzi che al nome di Enrico Berlinguer sgranano gli occhi: «La mafia? Era un commissario», «Uno scrittore», «Un politico di sinistra? No, di estrema destra». Walter Veltroni ha voluto che cominciasse dall’oblio il suo film Quando c’era Berlinguer, da quel velo che sembra aver messo un mondo tra questi ragazzi e il segretario del Pci, morto a Padova l’11 giugno 1984. Il resto dell’Italia, seduta in platea, sorride. Ma è solo un momento, prima che chi occupa le 1.180 poltroncine rosse della sala Sinopoli, si unisca alla commozione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si erano alzati tutti in piedi per accogliere con un applauso il capo dello Stato: dodici esponenti del governo di Mattero Renzi e un pantheon politico che va ben oltre il Partito democratico. Non è una serata politica o forse lo è due volte: la nostalgia, che attraversa il film come una trama sottile, si è estesa a chi ha voluto esserci. Lo spiega l’amministratore di Sky Italia, Andrea Zappia: «È un racconto che mancava. Sono fiero di presentare Quando c’era Berlinguer, a 30 anni dalla scomparsa di un uomo che ha segnato profondamente un’epoca cruciale per il nostro Paese». Parla ad una platea trasversale, come se tanta parte della società italiana avesse sentito la necessità di partecipare. Ed è come se Enrico Berlinguer avesse trasmesso la sua compostezza ad un paese che a volte sembra rassegnato ad essere sguaiato. Maurizio Lupi è il primo a sedersi nella fila centrale destinata a Napolitano, alla signora Clio e al governo, con Stefania Giannini che raggiunge Dario Franceschini, Federica Mogherini, Andrea Orlando, Giancarlo Poletti, Maria Elena Boschi, Graziano Delrio, Maria Carmela Lanzetta, Carlo Calenda e Lapo Pistelli. Marianna Madia si ferma appena per ricevere il saluto del presidente del Coni Giovanni Malagò. Cesare Romiti arriva a braccetto con Renzo Arbore, Gigi Proietti precede Claudia Gerini e Fabrizio Saccomanni, Isabella Ferrari si ferma con Luca Cordero di Montezemolo. La serata Sky riunisce i vertici di Mediaset (Fedele Confalieri), Rai (Anna Maria Tarantola, Luigi Gubitosi, Giancarlo Leone) e La7 (Paolo Ruffini). Paolo Bonolis ricorda «le lacrime di mio padre quando è morto» e le dichiarazioni politiche le fanno Pippo Baudo: «Berlinguer è morto di dolore» o Confalonieri: «È stato il primo a capire che bisognava dialogare con tutti». Quei tutti che affollano la sala: ex presidenti del Consiglio (Arnaldo Forlani, arrivato solo, tra i primi, Giuliano Amato, Enrico Letta) o quella strana fila che ospita tanti ex segretari del partito erede di Berlinguer (Occhetto, Epifani, Fassino, Bersani, oltre a Franceschini) accanto a Gianfranco Fini e Fausto Bertinotti, Nicola Zingaretti e Gianni Letta. Il sindaco di Roma Ignazio Marino: «Avevo il suo manifesto nella mia camera, sono qui per rispetto». Due premi Oscar, Giuseppe Tornatore e Paolo Sorrentino incontrano mezzo cinema italiano nel foyer. Finiscono per fare notizia le assenze: l’incidente sulla neve che impedisce alla presidente della Camera Laura Boldrini di sedersi accanto a quello del Senato Pietro Grasso. Un impegno all’estero tiene lontano Massimo D’Alema che ha ringraziato Veltroni «per la capacità di evocare, senza retorica, il fascino della personalità di Berlinguer e la forza del suo legame con tanta parte del popolo italiano». Perfino i ritardatari entrano in punta di piedi: il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e Pier Ferdinando Casini. Il film arriverà nelle sale il 27 marzo e sarà trasmesso da Sky a giugno e Andrea Zappia annuncia: «Dopo il Quando c’era Berlinguer di Walter Veltroni vogliamo raccontare altre figure storiche, politiche, di impegno civile italiane. La prima su cui stiamo ragionando è quella di Aldo Moro». Il lungo applauso finale e l’abbraccio tra un’emozionata Bianca Berlinguer e Walter Veltroni sono l’ultimo omaggio alla nostalgia di chi pensava che etica e politica dovessero coincidere.




Nessun commento:

Posta un commento