lunedì 17 marzo 2014

LE SCELTE DEI PARTITI


ALESSANDRA LONGO
La Repubblica 16/3/2014


“Renzi irriverente ma sulla rotta giusta deve evitare la tentazione plebiscitaria”
Cuperlo: se fallisce è un dramma. Il Cavaliere in lista? Spero proprio di no

Cuperlo, lei si sente uno dei gufi evocati da Renzi, quelli che, in famiglia, remano contro?
«No, sono uno che dice quel che pensa. E oggi penso che 80 euro in busta paga siano un bene come è un bene spostare la tassazione dal lavoro alla rendita. Alcune norme andranno migliorate e dovremo guardare a quei pensionati che non sono figli di un altro dio. Ma la rotta è giusta».
In una recente intervista lei ha citato la diade lento/veloce, conservativo/ innovativo. Non le pare che dopo la performance a Palazzo Chigi, con l’illustrazione del programma, la dicotomia sia tra Prima di Renzi e Dopo Renzi?
«Oddio, faremmo un torto a lui. Invece è vero che l’energia in politica conta. In questo senso non mi hanno colpito le slide. Mi ha colpito la volontà di Renzi di chiudersi alle spalle la porta degli specialismi per collegare di nuovo politica e persone. Lo fa in uno slang irriverente? Può darsi, ma lo fa e con un impatto forte su un Paese prostrato da acrobazie burocratiche e avanzi di rendite».
Renzi dice: non c’è mai stata una manovra più di sinistra della mia…
«Ripeto, tante cose vanno nella direzione giusta. Alcune riprendono gli indirizzi di Letta. Quanto all’Europa si discuterà e Padoan è l’uomo giusto. Non si tratta di minacciare Bruxelles ma di far capire che riformare lo Stato, la giustizia civile, il mercato del lavoro è requisito per uscire dalla crisi. E se l’Italia ce la fa è un traguardo dell’Europa tutta. Però serve spezzare il filo coi filosofi del rigore che dopo il terremoto si urtano se il tavolo non è apparecchiato a puntino ».
Dica la verità: le sarebbe mai venuto in mente di associare il pesciolino rosso al programma di governo?
«Effettivamente no, fosse dipeso da me avrei scelto un sarago».
Che cosa ne pensa di Berlusconi che si ricandida mentre il presidente del Bayern sceglie, per i suoi reati fiscali, la galera?
«Catalano avrebbe detto: meglio il presidente del Bayern in regola con il fisco e Berlusconi fuori dalle liste».
Il premier assicura: la minoranza interna ha assunto atteggiamenti più morbidi. Siete più morbidi?
«Né morbidi né duri, proviamo a essere seri. Renzi deve scansare un errore, credere di bastare a se stesso. L’idea di un’autosuffiplebiscitarismo cienza del potere ha scavato un solco tra popoli e rappresentanza. I governi tecnici erano un modo classico di colmare quel gap. Il è l’altro modo che il vecchio secolo ha sperimentato per compensare lo stesso vuoto. Entrambi sono falliti perché il collasso del nostro modello sociale e istituzionale chiede una nuova partecipazione alle decisioni, insomma il tema è quale democrazia dopo la crisi».
C’è un deputato della sinistra Pd, dice Renzi, che ha proposto entusiasta di fare i volantini per promuovere la manovra annunciata sull’Irpef.
«E li farei anch’io. Ma sa qual è il problema? Che per farlo serve un partito e oggi rischiamo di non avere i soldi per la stampa e i militanti per diffonderli. Vede, io il congresso l’ho perso ma su una cosa avevamo ragione, l’idea che si potesse scalare il partito pensando al governo. Adesso il segretario scelto due mesi fa è a Palazzo Chigi e abbiamo un partito senza risorse, dove si discute se chiudere le federazioni e che non ha stampato le tessere. A me non interessa chi entra in segreteria. Io voglio capire che tipo di partito si ha in mente. Se pensiamo che serva non solo a gestire i comitati elettorali dei candidati ma a vincere la guerra del cambiamento».
Entro maggio si chiude con la legge elettorale al Senato come annuncia la Boschi? O c’è una vostra linea Maginot?
«Dobbiamo chiudere con una buona legge elettorale, quella uscita dalla Camera ancora non lo è, e la riforma costituzionale. Siccome credo che non si possa fallire è ragionevole partire dal superamento del bicameralismo ».
Le va bene la liberalizzazione del contratto a termine?
«Ho letto le preoccupazioni sui rischi di nuova precarietà e le condivido. Quella norma andrà migliorata».
Mettiamo che Renzi ce la faccia a mantenere le promesse: vuol dire che il vostro spazio all’interno del Pd verrà riassorbito?
«Le rispondo così. Sta cambiando tutto a una velocità spiazzante. Non è solo il testimone a un’altra generazione. La rottura aggredisce la lingua e le forme del potere. Un fallimento di queste aspettative sarebbe drammatico. E chi pensa, come me, che la politica ha bisogno di una terra di mezzo tra il potere e la vita e che la sinistra esiste se ha un pensiero e una forza da organizzare, non può limitarsi a tenere in vita una minoranza congressuale. Deve affrontare una pagina della storia del Paese che non ha eguali e chiede anche a noi un mutamento di stile, contenuti, metodi. Di questo vorrei discutere in una convenzione con le altre anime della sinistra, con un mondo cattolico scosso dal pontificato di Francesco, con tutte quelle forze che non stanno in Parlamento ma agitano la società. Il nuovo non chiede meno sinistra ma una sinistra diversa ».



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