mercoledì 19 marzo 2014

Renzi, Grillo e il partito della spesa

Giovanni Cocconi 
Europa  

Il premier e D'Alema hanno rotto il tabù dell'Europa, ma non sarà una campagna elettorale facile. Trasformare Grillo nel difensore del partito della spesa sarebbe il capolavoro
Se c’è un merito che va dato al Renzi-D’Alema di ieri è quello di avere rotto il tabù dell’Europa. Ci sono stati anni, nemmeno troppo lontani, in cui a sinistra tutto quello che profumava di europeo era considerato più bello, giusto e buono. Intoccabile. Bruxelles era una specie di terra promessa, il luogo delle decisioni senza appello, spesso una sponda all’antiberlusconismo di casa nostra. La cessione di sovranità è iniziata molti anni fa, e l’abbiamo voluta noi.
D’Alema (che ieri il premier ha “candidato” alla Commissione) ha spiegato che il distacco tra i cittadini e le istituzioni europee è nato molto prima della crisi, già negli anni ‘90, quando ci si è preoccupati più di allargare i confini che di avvicinare gli elettori. Renzi ha evocato sondaggi preoccupanti sulla percezione dell’Europa oggi.
Insomma non sarà una campagna elettorale facile e il giorno dopo il voto (se, come sembra, Marine Le Pen dovesse vincere in Francia) potremmo risvegliarci in un continente diverso. In Italia, a giudicare dal nervosismo di Grillo, il tentativo di Renzi di togliere l’acqua alla propaganda cinquestelle sembra riuscire. I sondaggi confermano l’interesse degli elettori M5S meno politicizzati verso il nuovo arrivato a palazzo Chigi, che, per tagliare le tasse, ha scommesso su una sforbiciata alla spesa pubblica senza precedenti.
Dimostrare che si stanno tagliando solo sprechi e privilegi non sarà facile, ma la regia della spending review a palazzo Chigi è la prova che è quella, oggi, la battaglia finale. Se riuscirà a trasformare Grillo nel difensore del partito della spesa Renzi avrà compiuto un capolavoro.

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