martedì 25 marzo 2014

Province, verso il sì del senato all’abolizione. Renzi: 3000 indennità in meno

Europa  

Governo e maggioranza due volte sotto, poi arriva il via libera al provvedimento. «Un episodio isolato – spiega il relatore Russo – che non influirà sul percorso dell'approvazione del provvedimento, che arriverà entro domani». Numeri in bilico: una pregiudiziale di costituzionalità presentata dal M5S bocciata per 4 voti
«Se domani passa la nostra proposta sulle province, tremila politici smetteranno di ricevere un’indennità dagli italiani». Matteo Renzi, via twitter, valorizza al massimo la riforma che porterà alla abolizione delle province. Il provvedimento è in dirittura d’arrivo, domani il sì definitivo del senato.
L’esame in commissione affari costituzionali, che si è svolto questa mattina, però non è stato dei più tranquilli. Governo e maggioranza, infatti, sono andati sotto due volte prima su un emendamento dell’opposizione e poi uno dello stesso relatore: la norma di Sel restituisce alle province le competenze sull’edilizia scolastica. L’emendamento di Russo, invece, fissava un tetto alle indennità dei presidenti delle province in misura non superiore a quella del sindaco del comune capoluogo.
Secondo la riforma Delrio, infatti, fino al 31 dicembre 2014 gli enti vivranno una fase di cosiddetto “accompagnamento”: se il ddl passerà definitivamente, per 9 mesi le giunte provinciali continueranno a esistere, e solo dal 1° gennaio 2015 il disegno del sottosegretario alla presidenza del consiglio, prenderà realmente forma. Da qui ad allora, le province commissariate rimarranno tali, mentre le 52 che a maggio sarebbero dovute andare al rinnovo rimarranno in carica così come sono: ai vertici, gli stessi amministratori in scadenza che saranno tali per il periodo di transizione.
Sul nodo delle indennità, però, i giochi non sono ancora fatti: secondo il sottosegretario ai rapporti con il parlamento, Luciano Pizzetti l’emendamento, bocciato in commissione, potrebbe essere riproposto e recuperato in aula. A incidere sull’esito delle votazioni, l’assenza, decisiva, del senatore di maggioranza Mario Mauro (Per l’Italia).
Intanto oggi pomeriggio l’aula del senato ha respinto la pregiudiziale di costituzionalità targata M5S al ddl Delrio di riforma delle province. Solo 4 voti di scarto hanno impedito alla pregiudiziale di affossare definitivamente il ddl Delrio sulle province e le città metropolitane. I voti a favore sono stati infatti 112 contro i 115 contrari e un astenuto che a Palazzo Madama vale come voto contrario.
Si procede ora con la discussione generale. Il voto sul provvedimento, salvo ritardi o slittamenti, potrebbe arrivare già domani sera. «Il senato voterà, entro domani, a favore dell`abolizione delle province dimostrando che cambiare si può. Questi sono fatti ed è l’unica cosa che conta». Lo ha detto il senatore del Partito Democratico Francesco Russo, relatore sul ddl Delrio di riforma delle Province.
«In commissione affari costituzionali si è verificato un episodio marginale che ha visto il governo e la maggioranza battuti su un emendamento dell’opposizione che restituisce alle Province le competenze sull’edilizia scolastica – sottolinea l’esponente Pd – e su un emendamento del relatore che fissava un tetto all’indennità dei presidenti delle Province in misura non superiore a quella del sindaco del capoluogo dei comuni associati».
«Si è trattato di un incidente dovuto all’assenza di un senatore. Un episodio isolato – conclude il senatore Russo – che non influirà sul percorso dell’approvazione del provvedimento».

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