Corriere della Sera 03/09/15
Melania Di Giacomo
Le unioni civili tra persone dello
stesso sesso sono «una specifica formazione sociale». La legge che
fa fibrillare la maggioranza supera il primo scoglio con una
formulazione che fuga i dubbi dell’ala cattolica del Pd, che vedeva
il testo della senatrice Monica Cirinnà troppo simile a quello
civile sul matrimonio. Alla ripresa dell’attività, in Commissione
Giustizia del Senato è stato approvato un emendamento da anteporre
all’articolo uno del disegno di legge che ancora il nuovo istituto
alla Costituzione, ma lo distingue più nettamente dall’unione tra
uomo e donna. Si passa quindi dalla definizione di unione civile come
«istituto giuridico originario» alla formula »specifica formazione
sociale». Una mediazione che incassa il sì del M5S, che alla
vigilia aveva garantito appoggio al testo a patto di non
stravolgerlo, ma non sfonda il muro delle resistenze dei centristi di
Area Popolare, che si sono astenuti. E come specifica Maurizio
Sacconi, che parla di «disperato espediente», l’astensione in
Senato vale voto contrario.
«È un patto di civiltà al quale
non rinunciamo», ha garantito il presidente del Consiglio, Matteo
Renzi, di buon mattino, ribadendo che il cammino dovrà avere un
passo serrato per arrivare all’approvazione della legge entro
l’anno. I dem esprimono soddisfazione per il fatto che in due ore e
mezzo ieri siano stati esaminati (tra votati e decaduti) 150
emendamenti su 1.500. Un ritmo — si fa notare — che consentirebbe
di ultimare il lavoro in Commissione e andare in Aula nei tempi
stabiliti: prima della sessione di bilancio (15 ottobre), a patto che
prima arrivi l’ok al ddl costituzionale. A questo proposito, e con
questo calendario, c’è chi — come il senatore Tito Di Maggio del
gruppo Conservatori e Riformisti — reputa le unioni civili «merce
di scambio» per le riforme. In ogni caso, procedere celermente in
Commissione è ritenuto essenziale per evitare — come pure era
stato ipotizzato alla vigilia — di bypassare gli emendamenti in
Commissione, andando direttamente in Aula senza relatore. Il
chiarimento, spiega Cirinnà è «un segno di disponibilità e
dialogo che speriamo venga accolto da coloro che si ostinano in un
atteggiamento ostruzionistico volto ad allungare i tempi».
«Specifica formazione» è «un’espressione che sta nel linguaggio
della sentenza della Consulta», che ha reso una legge necessaria, è
l’apprezzamento del senatore di Ap Nico D’Ascola, che evidenzia:
«l’astensione è un dato dimostrativo di un atteggiamento diverso
dalla contrarietà». Ma se è vero che ora c’è «una formulazione
chiara», il problema non è risolto «perché il resto del testo,
fin dalle modalità di celebrazione e di scioglimento dell’unione,
è una sovrapposizione col matrimonio. Sarà così impossibile
impedire le adozioni». I punti più osteggiati dai centristi
rimangono la reversibilità delle pensione e l’adozione del figlio
del partner con il timore che si spiani la strada all’«utero in
affitto». La legge 40, sulla fecondazione assistita, vieta e
sanziona la maternità surrogata, e ha più volte ribadito che il
testo in esame in nessun modo la consente. Ma Ncd ribatte che il
divieto è facilmente aggirabile, concependo il bambino in Paesi dove
è prevista dalla legge.
In questi casi dovrebbero essere i
giudici a esprimersi. E in ambito civile una sentenza della
Cassazione dello scorso novembre ha chiuso le porte alla maternità
surrogata condotta all’estero dichiarando, anzi, lo «stato di
adottabilità» di un bimbo nato in Ucraina grazie ad un accordo con
tra la madre biologica e genitori che non potevano avere figli. Ma
D’Ascola cita sentenze di merito di segno opposto in ambito penale,
per cui «bisognerebbe introdurre una disposizione che estenda la
legge 40 anche ai fatti commessi all’estero». E questo potrebbe
essere il punto di caduta di una mediazione. «Abbiamo sentito
discorsi da Gattopardo», dice Carlo Giovanardi, che annuncia:
«Quando martedì prossimo si riunirà la Commissione illustrerò i
miei emendamenti con tutto il tempo a mia disposizione».
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