Corriere della Sera 06/09/15
Claudio Magris
Welcome to Munich , dicono i cartelli
alla stazione di Monaco mentre dal treno scendono folle di fuggiaschi
respinti da ogni parte, forse non ben consapevoli di dove esattamente
si trovino, in buona parte ignoranti la lingua del Paese in cui
posano il piede, coscienti soltanto di voler sopravvivere e non come
bestie. Centinaia di persone, centinaia di cittadini tedeschi che si
sono passati la parola, accolgono miserabili immigrati confusi e
frastornati portando viveri, vestiti e coperte, giocattoli per i
bambini, cantando l’ Inno alla gioia e inni europei, scandendo
«Germania», nome che si è abituati — con l’ottusità di chi
pensa solo a un immutabile ieri — a sentire con diffidenza e
avversione, mentre la cancelliera Merkel dichiara che la Germania è
un Paese sano che conosce i propri doveri ed è in grado di
assolverli.
Ciò che è accaduto poche ore fa non cancella le
colpe del passato né trasforma la Germania in un popolo di santi, ma
dovrebbe far capire la stoltezza del diffuso pregiudizio antitedesco,
così spesso ripetuto come una litania meccanica e stereotipata da
chi in tal modo si dimostra non meno ignorante della folla senza nome
che scende a Monaco da quei treni.
Non è la prima prova di
civiltà data dalla Germania negli ultimi decenni. Di recente una
germanista come Maria Fancelli ricordava, contro tante indiscriminate
e supponenti denigrazioni, come la Germania abbia ad esempio
affrontato e risolto il difficilissimo problema della riunificazione
tedesca — denso di retaggi di odio e violenza acuiti dallo scontro
ideologico — con umanità ed efficienza, senza che quel benefico ma
drammatico terremoto costasse una goccia di sangue e smentendo le
profezie di crisi economiche e politiche che quel grandioso evento,
un sommovimento in tutti i sensi, avrebbe, secondo i profeti di
sventura — la sventura è la specialità dei profeti — provocato.
Anche l’attenta severità propugnata dalla Germania in campo
economico nei confronti delle crisi e difficoltà di vari Paesi
europei è stata criticata con faciloneria sentimentale e ideologica,
come se l’attenzione ai conti e ai costi non fosse il primo dovere
morale di chi è responsabile di una collettività. L’identificazione
della Germania con un arido egoismo economico, un’identificazione
spesso interessata, stava indebolendo l’immagine e il prestigio
della cancelliera Angela Merkel, che ora invece sbanca di colpo
queste critiche recuperando un ruolo di eminente statista.
Ovviamente la reale emozione per quanto è accaduto a Monaco non può
degenerare a sua volta in vacuo ottimismo, colpevole perché
irresponsabile. Le ondate dell’immigrazione sono un problema
gravissimo, che potrebbe portare a un’inconciliabilità fra
l’accoglienza e la solidarietà e il numero di immigrati, che
potrebbe renderle impossibili. Gli impoetici costi e il loro calcolo,
pacato e non eccitato, sono il primo dovere politico e morale,
un’urgenza che si dimostra sempre più drammatica e che proprio per
questo va affrontata con chiarezza, senza sentimentalismi e senza
isterismi viscerali. È doveroso fare i conti con quanto costano o
costeranno gli immigrati e quali effetti essi avranno, in un tempo di
crisi, sul mercato del lavoro e sulle tasche dei cittadini, così
come l’umana e toccante accoglienza a quei diseredati non può
avere nulla in comune con una lacrimevole indulgenza nei confronti di
eventuali reati che alcuni di essi possono commettere e che vanno
puniti e repressi come i reati di chiunque altro. Ma perché non si
fanno i conti con gli alti costi, ovvero con i furti dalle nostre
tasche, che ad esempio ogni domenica vengono causati dalle bestiali
violenze contro persone e cose dai cosiddetti tifosi e dal necessario
e costoso impiego straordinario delle forze dell’ordine che quelle
violenze esigono? In quella stazione di Monaco è esistita, speriamo
non solo per alcune ore, l’Europa, della cui reale esistenza
politica troppo spesso è lecito dubitare. All’incubo del passato
di un’Europa tedesca sembra contrapporsi la realtà confortante di
una Germania europea.
Nessun commento:
Posta un commento