Rudy Francesco Calvo
L'Unità
Il premier vede come “una priorità
assoluta” riportare il nostro paese al palazzo di Vetro. Un passo
importante per acquisire rilievo internazionale
“Vorrei che tutti voi sentiste questa
come una priorità assoluta. Questa non è la battaglia di un singolo
governo, ma di un intero paese”. Matteo Renzi si è rivolto in
maniera perentoria agli ambasciatori italiani in chiusura della loro
assemblea, ponendo loro un obiettivo ambizioso quanto complicato:
ottenere per l’Italia un seggio non permanente al consiglio di
sicurezza dell’Onu.
L’elezione è prevista per il
prossimo anno e riguarderà il biennio 2017-2018. Sono cinque i seggi
non permanenti a disposizione (attualmente sono occupati da Angola,
Malesia, Nuova Zelanda, Spagna e Venezuela), che si aggiungono ai
cinque paesi rappresentati di diritto (Usa, Russia, Cina, Regno Unito
e Francia) e a quelli che saranno rinnovati invece a partire dal 2018
(Ciad, Cile, Giordania, Lituania e Nigeria sono gli uscenti).
L’Italia ha già occupato quella posizione per sei volte, l’ultima
nel 2007-2008.
Nella corsa per il prossimo biennio, il
nostro paese dovrà vedersela con Svezia e Olanda, “paesi –
ha spiegato Renzi – che per motivi diversi hanno una propria
solidità, ma devono avere anche la consapevolezza di avere a che
fare con un grande paese, che vuole tornare a sedere nel palazzo di
Vetro nei posti importanti”.
Ma perché il premier italiano punta a
quel seggio? A muoverlo è certamente il desiderio di riportare il
nostro paese in una posizione da protagonista nel panorama
internazionale, un obiettivo che ha posto sin dall’inizio al centro
della propria azione. Ma entrare nel Consiglio di sicurezza significa
anche conoscere di prima mano tutti i più importanti dossier
internazionali (da questo punto di vista, fa il paio con la nomina di
Federica Mogherini a Lady Pesc), poter partecipare alla scrittura
delle risoluzioni e acquisire quindi potere negoziale anche con gli
altri paesi non rappresentati al palazzo di Vetro.
La corsa è appena all’inizio e
l’obiettivo, se raggiunto, potrà aiutare l’Italia ad aprire una
nuova fase nelle relazioni internazionali, con un ruolo da
protagonista.
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