venerdì 25 settembre 2015

Meglio Gomez che male accompagnati


Fabrizio Rondolino
L'Unità 25 settembre 2015
E’ andata, ragazzi: il regime ha vinto, l’opposizione è silenziata, la dittatura trionfa. Mica come ai tempi di Berlusconi, quando almeno le piazze si riempivano di resistenti indignati. No, oggi è peggio, molto peggio: “Renzi copia il Caimano e nessuno protesta”, titola il Fatto in prima pagina. E puntigliosamente elenca le prove della compiuta deriva autoritaria: avremo un Senato delle autonomie (come in Germania e in Francia), i giornali non potranno più pubblicare dettagli sulla vita privata di chi per caso telefona ad un indagato (come in ogni altro paese, ora che non c’è più quel faro di libertà che era la Ddr), alcuni senatori hanno lasciato Forza Italia (ma non dovrebbe essere una buona notizia per gli antiberlusconiani?) e infine, udite udite, Rambo fa più ascolti dei talk show del martedì. Una catastrofe senza rimedio.
Per capire come mai il Paese dei girotondi s’arrende silenzioso alla dittatura renziana, il giornale di Travaglio interpella un drappello di indomiti combattenti per la libertà: per Sandra Bonsanti (quella che dà del tu a Mattarella per far vedere che è una che conta), “il silenzio di oggi è imposto dalla propaganda del Pd”. Per il buon Moni Ovadia – che è un grande artista e dunque gli perdoniamo tutto – “Renzi è riuscito dove il Cavaliere aveva fallito”. Per quel simpatico pigrone di Massimo Fini “chi si è sempre ribellato oggi è stanco”. Per il medico di base Nando Dalla Chiesa “il Paese ha mal di pancia, ma la testa è anestetizzata”.
E quindi? Quindi basterebbe prendere sul serio l’osservazione di Peter Gomez, che fra tanta ubriachezza si ostina a mantenersi lucido, ricordando “uno storico errore di quasi tutti i movimenti: alzare troppo spesso i toni finché, quando urlare serve per davvero, nessuno o quasi ascolta più”. Ecco, ragazzi miei: ascoltate almeno Gomez.

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