lunedì 7 settembre 2015

Il premier: vado ovunque, ma se devo scegliere preferisco Bono Vox.


Corriere della Sera 06/09/15
Aldo Cazzullo
«A me piace andare dappertutto: in una rubinetteria come l’anno scorso, a Cernobbio come oggi, al festival dell’Unità e al Gran premio di Formula Uno come sto per fare. Posso vedere i grandi professori, così come ora incontro Bono Vox; che mi interessa di più», dice sorridendo Matteo Renzi. 
 Un anno fa evitò Cernobbio, andò a inaugurare la rubinetteria dei fratelli Bonomi a Gussago, periferia di Brescia, e disse agli operai: «Io oggi avrei dovuto essere in un albergo a cinque stelle, dove si radunano professoroni che mangiano tartine al salmone e non ne azzeccano una da vent’anni. Invece sono qui, con voi. Perché là si discute, qui si fa. Là si enunciano i problemi, qui si risolvono. Loro hanno fallito, voi date speranza al Paese spaccandovi la schiena…». Ieri Renzi è arrivato nell’albergo a cinque stelle in elicottero, tra banchieri, finanzieri, presidenti di società pubbliche da lui nominati. «Io mi diverto in ogni caso – racconta al «Corriere» -. Mi sono divertito ad andare dai ciellini a dire che vent’anni di berlusconismo hanno bloccato il Paese. Oggi mi sono divertito a dire all’establishment italiano che i salotti buoni sono chiusi per sempre. Che la logica degli «amici degli amici» è finita. Che la stagione del capitalismo di relazione appartiene al passato. Che il sindacato ha fatto danni, ma i patti di sindacato ne hanno fatti ancora di più. Che la politica deve cambiare e sta cambiando, ma pure l’imprenditoria deve cambiare uomini e logiche, e aprirsi a una nuova generazione. E a dire che secondo la stragrande maggioranza degli economisti gli 80 euro non sarebbero serviti a niente, mentre ora Bankitalia sostiene che hanno fatto ripartire i consumi. Qui non se ne saranno accorti; chi guadagna 1200 euro al mese sì». 
 Il moderatore Gianni Riotta scherza: «È la prima volta che Renzi viene a Cernobbio, voi potrete dire ai nipoti: io c’ero». Applauso. L’atmosfera è di apertura di credito, con due piccole tifoserie opposte, odiatori e supporter, guidate spiritualmente da Renato Brunetta e dal finanziere anglo renziano Davide Serra: «Io conto gli anni della politica italiana a partire da questo governo. Avanti Renzi e dopo Renzi». Guardi che lo diceva anche Enrico La Loggia a proposito di Berlusconi… «L’Italia ha quattro jolly: tassi al minimo, euro più debole, petrolio basso». E il quarto? «Il quarto jolly è Matteo, no?». Anche Brunetta è ottimista sulle sorti del premier: «Non mangia il panettone. Cade tra poche settimane. È un pugile suonato: ha preso tante di quelle botte che basta uno schiaffetto per mandarlo al tappeto. E dopo non si va a votare; si fa la grande coalizione. Con un premier di centrodestra. O con Mario Monti, se necessario». 
 Monti è in sala. Come Enrico Letta, che si infila in ascensore. 
 Renzi: «Stavolta ho evitato di polemizzare con i predecessori. Non era la sede, non era il momento. Del resto i fatti sono sotto gli occhi di tutti: il Parlamento è lo stesso del 2013. Ma prima non riusciva a eleggere il presidente della Repubblica; ora l’ha eletto. Le riforme erano impantanate; adesso vanno avanti». C’è l’accordo con la minoranza Pd sulle nuove regole per l’elezione dei senatori? «No. Si sta discutendo. A me va bene tutto: il listino collegato alle elezioni regionali, oppure delegare la scelta alle Regioni. L’importante è che non si rivoti un articolo che è già stato votato due volte». Argomento ostico per gli stranieri, quasi tutti grandi ex, da Shimon Peres che spiega la sua idea visionaria di un’Onu delle religioni per fermare le guerre, a Kofi Annan, innamorato del lago di Como: «Lasciata la guida delle Nazioni Unite, mi ritirai qui in incognito. Dopo tre mesi ero in crisi d’astinenza e andai in paese a cercare i giornali. Mia moglie mi disse: “Così ti riconosceranno”. L’edicolante in effetti mi fece: “Ma io la conosco! Lei è Morgan Freeman!”». 
 Varoufakis abbronzatissimo ammonisce Renzi: «È davanti alle sue colonne d’Ercole. Può sfidare l’ortodossia europea dell’austerity. Vedremo se ne ha la forza». Davide Serra: «Non date retta a quest’uomo, sa come lo chiamiamo noi a Londra? Varoufucker. Matteo non ha bisogno di lezioni da nessuno. È business on: sempre sul pezzo. On the way: sulla strada giusta». Scusi Serra, lei è italiano e sta parlando a un giornale italiano: perché non parla italiano? «Io non leggo i vostri giornali, io leggo solo Ft, Times e Bloomberg». 
 A dire il vero, il premier dribbla le domande più tecniche: Galateri chiede lumi sul mercato di capitali, Abete sulle garanzie per il credito alle piccole imprese, Granata sugli equity swap; tutti e tre vengono rinviati al ministro Padoan, «l’uomo più prudente del mondo», che parla stamattina. Scusi Serra, ma Renzi sa di economia e finanza? «Io conosco sia Cameron, sia Hollande, sia Merkel; e le posso assicurare che Matteo sa di economia più di Cameron, più di Hollande, più di Merkel. Quelli di Bankitalia hanno alzato il sopracciglio perché non conosceva il primary surplus , l’avanzo primario; ma ci ha messo tre secondi a capirlo». Brunetta: «Di economia non sa niente! Niente! Ha copiato da noi l’idea di abolire la tassa sulla prima casa, ma l’Europa lo impedirà: altrimenti lo vorranno fare tutti, perché tutti hanno le elezioni». 
 Dice Renzi che «un anno fa non sono venuto a Cernobbio perché sarebbe stato un convegno: mi sarei dovuto limitare a un elenco di buone intenzioni. Stavolta avevo risultati da rivendicare, in particolare davanti agli investitori internazionali; e mi pare che la loro reazione sia stata positiva. Non sto dicendo che va tutto bene, anzi. Se cala il prezzo del petrolio è un bene, se crolla è un male; perché destabilizza ulteriormente le regioni più calde del pianeta, il Nordafrica, il Medio Oriente, la Nigeria. Ma l’Italia c’è, sui migranti l’Europa sta venendo sulle nostre posizioni. L’importante è che tutti, anche le banche e le imprese, trovino il coraggio di cambiare». Brunetta: «Per fortuna ci siamo. L’impostore sta per venire scoperto, l’imbroglione è sul punto di essere smascherato, l’abusivo sta per pagare il suo azzardo morale». Serra: «Brunetta, come D’Alema, Tremonti, Bersani, mi ricorda il circo Togni. Uno spettacolo grottesco che appartiene al passato. Vedremo se gli italiani preferiscono Matteo o il circo Togni».

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