Fabrizio Rondolino
L'Unità 29 settembre 2015
Manipolazione e falsificazione delle
fonti, il solito metodo del giornalismo come lo intendono al Fatto
Eh sì, doveva succedere ed è successo: è bastata una settimana
di Fattone e il Fatto ha attivato la contraerea con
un editoriale significativamente intitolato “Rondolingua”.
Signori si nasce e Travaglio, modestamente, lo nacque. Se ne parlo
qui non è per litigare – Travaglio mi fa tenerezza, come quei
bambini caratteriali che richiamano l’attenzione degli adulti
buttandosi per terra, quando basterebbe una carezza per mandarli a
letto felici – ma perché l’articolo di oggi è un esempio
perfetto di manipolazione e falsificazione delle fonti e, in quanto
tale, illumina alla perfezione il giornalismo (absit injuria
verbis) praticato dal Fatto.
Per dimostrare che cambio continuamente idea – anzi, precisa
Travaglio, che sono “sempre a favore del padrone di turno” – il
Nostro cita un gran numero di articoli. Vediamoli.
“Nel 2006 – scrive Travaglio – lavora a Canale5 e dunque si
lancia sul Foglio in un peana al ‘gruppo dirigente
Mediaset’ che tutti ‘dovrebbero ringraziare’”. Non lavoravo
affatto a Canale5 e avevo invece scritto questo: “Se non si vuole
ringraziare il gruppo dirigente di Mediaset, si potrà almeno
ringraziare il libero mercato. Adesso però, e in modo
paradossalmente convergente, sia Prodi sia Berlusconi sembrano voler
schiantare quell’azienda, e non importa se piegandola ai propri
voleri o delegittimandone la funzione. Insomma, e non suoni troppo
paradossale: bisogna difendere Mediaset. Da Prodi e da Berlusconi”.
“Nel 2011 – scrive Travaglio – scrive sul Giornale
e si bagna tutto: ‘Più volte Berlusconi ha ricordato la gioia che
suo padre portava in casa come se avesse il sole in tasca’”. Ma
il pezzo proseguiva così: “Quando Berlusconi racconta barzellette
che non fanno ridere nessuno, è perché ha tirato il sole fuori
dalla tasca. Quando si fa riprendere in mezzo ad una piccola folla
urlante, davanti a quel Palazzo di Giustizia che gli italiani hanno
conosciuto grazie ai tg Mediaset, cessa di essere il leader dei
moderati e dei radicali (il suo capolavoro politico) e diventa un
qualunque moderato radicale. Quando si autointervista a reti
unificate con il simbolo di un partito dietro le spalle – e che
importa se è il suo – tradisce simbolicamente i suoi elettori per
confondersi con un qualunque capopartito”.
“Lui intanto – scrive Travaglio – fonda con Velardi il blog
TheFrontPage, che insulta D’Alema (‘fanatismo del tono,
approssimazione nell’analisi, balbuzie strategica’)”. Il pezzo
però non è mio, ma di Antonio Funiciello: a FrontPage
usavamo pubblicare libere opinioni di uomini liberi.
“Poi però – scrive Travaglio – Matteo perde le prime
primarie e a Rondo piace un po’ meno: ‘Renzi fa peggio della
Prima repubblica: partito per rottamare un’intera classe dirigente,
si appresta a condividere con essa una quota di potere’”. Il
pezzo, peraltro scritto prima dei risultati delle primarie,
continuava però con queste parole: “Ma è davvero così? È Renzi
ad aver scelto l’accordo più o meno sottobanco, o è il
corpaccione del Pd che l’ha obbligato ad un oggettivo passo
indietro? […] Lo scopo è quello di rassicurare l’opinione
pubblica più vicina al Pd, bombardata ogni giorno dalle accuse che i
bersaniani di ogni rito scagliano contro Renzi, fino a dipingerlo
come un corpo estraneo, o persino come la quinta colonna
dell’intramontabile diavolo Berlusconi. […] È questo ventre
molle del partito, stratificatosi negli anni e abituato alla
cooptazione e al compromesso, che ha frenato la corsa di Renzi fino
ad imporgli il cambio di passo. Domenica conosceremo il risultato. Il
sindaco di Firenze, però, sembra essersi già preparato alla
sconfitta: ‘Cercherò di avere un po’ di spazio – ha detto ieri
nel famoso fuorionda radiofonico – ma io non mi faccio comprare’”.
Capito come lavora Travaglio?
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