Alfredo Bazoli
Mentre l’attenzione della politica è
tutta sulle prossime vicende al Senato, alla Camera è ripresa, più
in sordina, l’attività legislativa.
Anche noi siamo ovviamente in attesa di
capire cosa succederà al senato sul passaggio delicato e decisivo
della riforma costituzionale.
Si tratta di un tornante della
legislatura, perché dall’esito del voto dipende il suo prosieguo.
Se, malauguratamente, per le defezioni
interne al partito democratico e a ncd, dovesse interrompersi il
percorso della riforma, costringendo il parlamento a ricominciare
tutto da capo, vacillerebbe la tenuta della legislatura, e con essa
gli spiragli di ripresa che con sempre maggiore decisione si
affacciano nell’economia italiana.
È inutile eludere o nascondersi il
problema: questa legislatura nata zoppa, questo governo e questa
maggioranza allargata hanno trovato una loro ragion d’essere, e
dunque si reggono e hanno un senso solo se riescono a portare a
termine le riforme di sistema attese dal paese, di cui quella
istituzionale costituisce un’architrave.
Ricordo che in un contesto
politicamente difficilissimo, e grazie agli sforzi del presidente
emerito Napolitano, nel 2013 si è aperto un varco, un insperato
spazio per riformare profondamente il nostro sistema, che ha
consentito di costituire una coalizione inedita e inclusiva che su
quel sentiero si è incamminata.
Se si dovesse verificare, numeri alla
mano, che quelle riforme non sono possibili perché la maggioranza
non ha la tenuta necessaria, si sgretolerebbe inevitabilmente il
senso politico dell’avventura iniziata con il governo Letta e
perseguita con il governo Renzi.
E dubito che il percorso della
legislatura avrebbe chance per continuare.
Mi auguro ovviamente che questo non sia
lo scenario che si profila, e sono convinto che anche i più riottosi
della minoranza interna non vorranno correre il rischio di fare
pagare al paese un prezzo assai alto per l’ennesimo nefasto
episodio di instabilità politica.
Tanto più se si pensa che l’unico
punto di dissenso vero su cui si consumerebbe uno strappo così
lacerante e denso di conseguenze sarebbe quello sulla elettività
diretta o indiretta dei nuovi senatori: questione che, per importante
che sia, mi pare francamente di scarso peso rispetto alla quantità e
qualità delle modifiche sulle quali c’è un sostanziale accordo.
Nel frattempo, pur con un orecchio
attento alle vicende della camera alta, come formichine alla camera
perseguiamo i nostri lavori, e come spesso capita stiamo votando in
aula un provvedimento attinente alla riforma della giustizia, in
questo caso un rilevante pacchetto di riforme del codice penale e di
procedura penale.
Ulteriore indizio, se mai ce ne fosse
ancora bisogno, dell’attenzione e della priorità che il governo
assegna al miglioramento di un servizio, quello della giustizia, che
rappresenta una infrastruttura fondamentale del paese.
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