29 settembre 2015
L’intervento del presidente del
consiglio all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: “L’Europa
è nata per battere la paura, non per costruire muri”
Signor Presidente, distinti colleghi,
Signore e Signori.
Parlo a nome di un popolo generoso e
responsabile che si impegna nel salvataggio di migliaia di fratelli e
sorelle nel cuore del Mediterraneo. Sento su di me la responsabilità
di prendere la parola in quest’aula che è stata testimone di tanti
momenti cruciali nella storia degli ultimi 70 anni. In ogni parte del
mondo, la vita pubblica è sempre più appiattita sul presente, il
ciclo delle notizie accelera. Discutiamo di temi fondamentali con
l’occhio sempre rivolto ad uno dei mille schermi che ci circondano:
le tv dell’informazione continua, internet e i social network.
Appartengo alla generazione per la quale la rete è un orizzonte di
libertà. Ma il rischio è ridurre l’orizzonte della discussione al
prossimo sondaggio o al prossimo tweet. Per questo è un privilegio
immenso entrare in questa sala. Ed è un privilegio che ci impone di
compiere un gesto molto semplice: spegnere il cellulare. Rifiutare la
dittatura dell’istante. Staccarci dalla contingenza per entrare
insieme in un tempo più lungo: quello dell’epoca che stiamo
vivendo e delle grandi sfide davanti a noi.
Se osservate l’Italia su una carta
geografica, vi renderete conto che ha la forma di un ponte. Un ponte
tra il Nord e il Sud, tra l’Europa e l’Africa; tra Est e Ovest,
proteso verso i Balcani e il Medio Oriente. E’ la ragione per la
quale l’Italia è, da sempre, uno straordinario laboratorio
culturale, attraversato da influenze di ogni genere. Per questo siamo
stati i primi, in Europa, a cogliere la dimensione epocale di quanto
accade nel Mediterraneo. Fin dall’inizio abbiamo detto: la
questione dei rifugiati non è una questione di numeri. Il problema
oggi non sono i numeri ma la paura. La paura che attraversa le nostre
società e che dobbiamo prendere sul serio, se davvero vogliamo
sconfiggerla. L’Europa è nata per sconfiggere la paura, per
sostituirla con l’ideale della pace, della cooperazione e della
civiltà. E per moltissimo tempo ha assolto a questa missione con
straordinario successo.
Per chi, come me, ha assistito da
giovane al crollo del muro di Berlino e ha trovato in quell’evento
una delle ragioni per impegnarsi in politica, l’idea di veder
sorgere nuovi muri è intollerabile. L’Europa è nata per abbattere
muri, non per costruirli. Per questa ragione l’Italia è in prima
linea nel salvataggio migliaia di migranti che fuggono dalla guerra e
dalla disperazione.
Per questo ho avuto il privilegio di
accompagnare il Segretario Generale Ban Ki-moon su una delle nostre
unità navali che partecipano alle operazioni di soccorso di cui
l’Italia è leader nel Mediterraneo centrale, salvando migliaia di
vite umane. Affrontare i flussi migratori richiede capacità di
rispondere all’emergenza immediata, ma anche approccio strategico
di lungo termine, guardando le cause profonde e – allo stesso tempo
– le opportunità in termini di sviluppo umano e cooperazione
economica. Non si risolvono problemi cosi’ grandi con una
dichiarazione ad effetto, ma con un lavoro di settimane e
mesi. L’Italia è consapevole che le migrazioni non possono
essere affrontate a livello nazionale dai Paesi di origine, transito
e destinazione dei migranti. Lo ribadiamo da mesi. Sono rassicurato
dal fatto che tale consapevolezza è ora condivisa da molti colleghi,
soprattutto all’interno dell’Unione Europea. Dobbiamo contrastare
organizzazioni di trafficanti, promuovere lo sviluppo nei Paesi di
origine e sostenere società inclusive e democratiche.
Lo scenario internazionale ci mostra
una crescente domanda di Nazioni Unite e dei principi che le guidano.
La mia opinione è che lo scopo vero della Carta sia quello di
assicurare un futuro migliore ai nostri figli; un futuro di pace e
prosperità. Sono convinto che sia questa la migliore via per
liberarci dalla paura e dare una risposta al radicalismo ed
all’estremismo. Questa è la sfida che come leader politici
dobbiamo esser pronti ad accettare. Ma la mia domanda è: siamo
capaci di offrire una visione strategica per rispondere? L’Italia
non si tira indietro. E’ questa è la motivazione di fondo che ci
spinge a candidarci ad un seggio non permanente in Consiglio di
Sicurezza nel biennio 2017/18. Il nostro motto è: “l’Italia con
le Nazioni Unite. Costruire la pace di domani”. L’Italia non si
stancherà di lavorare per la moratoria sulla pena di morte, come
chiesto dal Papa proprio qui.
Nuove crisi continuano a colpire il
Mediterraneo, il Medio Oriente e il continente africano. Linee
divisorie, muri attraversano il cuore dell’Europa, in un momento in
cui le forze devono essere unite. Il mio augurio va a un
consolidamento del cessate-il-fuoco in Ucraina, affinché i negoziati
politici possano avere successo. Sosteniamo gli sforzi del gruppo
“Normandia”, così come dell’OSCE. Di recente abbiamo assistito
alla forza che può avere il dialogo e l’impegno politico.
L’accordo tra gli Stati Uniti e Cuba ha una portata storica. E
l’accordo con l’Iran sul programma nucleare ha le potenzialità
per aprire una fase di speranza in tutta la regione. Mentre ci
sentiamo impegnati per l’implementazione dell’accordo, ribadiamo
con forza il diritto all’esistenza del popolo e dello Stato di
Israele. Solo nel dialogo e nel negoziato possiamo trovare la strada
per il futuro delle nostre generazioni. Non c’è alternativa. Lo
dico a entrambi i nostri amici israeliani e palestinesi. E’
essenziale tornare al negoziato, con l’obiettivo di giungere alla
soluzione dei due Stati, che vivano fianco a fianco, in pace e
sicurezza.
Questa assemblea è stata
caratterizzata da grandi discussioni sulla Siria. La prolungata
assenza di soluzioni politiche alla crisi ha prodotto violenza
inenarrabile e provocato una tragedia umana senza precedenti, come
dimostra il grande numero di rifugiati. Mai come ora c’è un nemico
pericoloso: Daesh, cioè l’Isis. Ma non è limitato a quella
regione. Può espandersi in Africa. I fratelli libici devono sapere
che non ci siamo dimenticati di loro. L’Italia è pronta ad
assumere un ruolo guida in Libia, se ci verrà richiesto, per il
meccanismo di assistenza e stabilizzazione. E’ pronta a collaborare
con un governo di unità nazionale nei settori chiave. E’ una
battaglia di valori e contro la paura. Il terrorismo ci vuole far
morire o non riuscendoci, ci vuole far vivere come piace a loro.
Attaccando Palmira, loro non attaccano il passato ma prendono di mira
il futuro. L’Italia ha la più alta concentrazione al mondo di siti
Unesco. Ci candidamo a portare avanti azioni concrete attraverso i
Caschi Blu della cultura. Proponiamo una task force internazionale
per tutelare i siti storici e artistici, a disposizione dell’Unesco.
L’Europa corre il rischio, senza un progetto educativo, di veder
crescere il seme malvagio del terrorismo. Negli eventi in Belgio,
Danimarca, erano coinvolte persone cresciute ed educate in Paesi
europei e trasformate in terroristi contro i diritti dell’uomo.
Signor Presidente, con l’adozione
dell’Agenda 2030, abbiamo posto le basi per un percorso strategico
verso lo sviluppo sostenibile. L’Italia è particolarmente
soddisfatta che l’interconnessione tra le 5 P – People,
Prosperity, Partnership, Planet and Peace – sia riconosciuta e
ispiri la nostra azione per il futuro. Il mio Paese si è impegnato
per l’attuazione dell’Agenda 2030 ed è pronto a fare la propria
parte. Confermando l’impegno preso alla conferenza di Addis Abeba,
l’Italia si è impegnata ad aumentare i fondi per la cooperazione.
Il nostro obiettivo è rafforzare il nostro contributo finanziario
nella cooperazione allo sviluppo, superando il rapporto aiuti/Pil di
altri donatori G7. Intanto, daremo il benvenuto a Milano ai nostri
partner Stati insulari in via di sviluppo per l’evento sulla
sicurezza alimentare e l’adattamento climatico che si terrà a metà
ottobre a Expo Milano. Un messaggio che incrocia le istanze
dell’agricoltura sostenibile. Mi impegno con i Paesi africani a
lavorare sul cambiamento dei modelli di consumo, sulla prevenzione
dei conflitti dovuti al degrado di terre coltivabili e alla siccità.
Non sono temi di serie B. L’Italia è al fianco dello sforzo del
Segretario Generale Ban Ki Moon e di tutta la comunità
internazionale per affrontare il cambiamento climatico con ambizione
e risolutezza, mobilitando le risorse necessarie per rendere le
conferenze di Lima e Parigi passi in avanti fondamentali.
Signore e signori, ho finito. Nelle
scuole italiane, i nostri bambini imparano a conoscere il forte
legame che esisteva tra antiche civiltà del Mediterraneo, Africa,
Medio Oriente e Nord. Quei bambini non sono comparse ma la
ragione per cui ci impegniamo. Il primo valore da tutelare è la
vita. In tanti ci siamo commossi per l’immagine di Aylan, bambino
che si è addormentato con il fratellino senza poter vedere il
futuro. Non possiamo limitarci alla commozione. Sono tanti i bambini
morti nel Mediterraneo, sulle navi dei trafficanti, i nuovi
schiavisti. Ma voglio ricordare anche nomi di cui non parla nessuno:
Diabam, Salvatore, Ibris Ibrahim, Francesca Marina. Sono alcuni dei
nati a bordo delle unità della Guardia Costiera grazie al lavoro dei
miei connazionali. L’Europa non ceda alla paura e l’Italia farà
orgogliosamente la propria parte. Grazie.
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