martedì 29 settembre 2015

Pietro Ingrao


Pierluigi Castagnetti
Pietro Ingrao è stato sicuramente un grande protagonista della storia della Repubblica. Comunista convinto, sempre coerente con la sua filosofia di vita: il dubbio, la ricerca, i poveri. Di lui abbiamo letto in questi giorni ricordi ammirati e affettuosi dei compagni della sua generazione e delle sue lotte. Mi permetto aggiungere solo alcune suggestioni meno ricordate. Era uomo intrigato da chi aveva la fede e da chi era capace di fare della povertà un luogo teologico. Il discorso delle Beatitudini lo aveva conquistato, in particolare l'idea che il povero non fosse una sconfitto o solo uno svantaggiato in attesa di ascesa sociale, ma uomo più ricco in sè. Vedere la ricchezza nella povertà era cosa che il comunismo non era riuscito a concepire. Di lui ricordo la partecipazione agli incontri organizzati da padre Benedetto Calati nei monasteri di Camaldoli e Fonte Avellana (insieme alla Rossana e a Tronti). Ricordo il dialogo epistolare con Giuseppe Dossetti su tematiche esistenzialie e culturali oltrechè il suo bellissimo ricordo alla morte del monaco bolognese. Ricordo soprattutto la commemorazione che abbiamo fatto insieme di don Milani alla Camera nel quarantesimo. Ricordo il fascino del silenzio e del monastero che ha confessato di subire più volte. Sia chiaro, Ingrao era non credente, ma - per evocare un immagine del Card.Martini - un pensante, profondamente pensante.

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