giovedì 3 settembre 2015

Il boom di donazioni ai dem. «Meglio di qualunque sondaggio».


Corriere della Sera 03/09/15
Maria Teresa Meli
La notizia è la «copertina» del sito del Partito democratico: 549.196 italiani hanno scelto di destinare il 2 per mille al Pd. Ovviamente, la lieta nuova non poteva non rendere contento Matteo Renzi, che, infatti, l’ha rilanciata sia su Facebook che su Twitter, condita con le sue considerazioni. 
 E con i collaboratori, il presidente del Consiglio non è riuscito a trattenersi dal dire una delle prime cose a cui ha pensato quando ha visto quei numeri: «Il dato è veramente impressionante. Ci hanno detto che nel 2015 il Pd era finito e abbiamo più di mezzo milione di sottoscrittori. Meglio che qualsiasi sondaggio». 
 Già, il segretario-premier non poteva non sottolineare un elemento del genere in una fase come questa, nella quale da più parti (e anche dall’interno, come da tradizione) è cominciato una sorta di tiro al Partito democratico e, naturalmente, anche al suo leader. Non a caso, nel ringraziare i sottoscrittori sui social network e sul sito del Nazareno, il presidente del Consiglio ha precisato: «Immagino lo stupore di tanti. Ma il dato di oggi non è una sorpresa per noi. È un invito a continuare con il Pd come motore delle riforme e del cambiamento». 
 Insomma, a Palazzo Chigi si attribuisce a quei quasi 550 mila italiani che hanno voluto dare il loro due per mille al Partito democratico lo «stesso valore simbolico del 40,8 per cento delle elezioni europee». 
 Un eccesso di ottimismo? Al Pd sostengono di no, perché, come ha spiegato il tesoriere Francesco Bonifazi, «considerando che il fondo di dotazione era di cira 10 milioni, noi ne abbiamo presi 5 e mezzo, quindi, sostanzialmente, il 60 per cento del totale». 
 Ma, soddisfazione per il «suo» Pd a parte, Renzi individua altri due aspetti «molto importanti» che emergono dal dato dei sottoscrittori del due per mille e che hanno a che fare direttamente con il sistema democratico del nostro Paese. Primo, l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, fortissimamente voluta dal premier, «quando eravamo in pochi a crederci», funziona. 
 Finalmente si è trovato un nuovo modello per consentire ai partiti di fare politica. «Ci dicevano, anche all’interno del Pd — ha chiosato Renzi a questo proposito con i collaboratori — che così avremmo distrutto la democrazia e la partecipazione e invece è accaduto esattamente il contrario. Del resto, ridare ai cittadini la libertà di finanziare o meno una forza politica, come sostenevamo alla Leopolda, è stato uno dei nostri principali obiettivi sin dall’inizio». 
 E c’è un secondo aspetto che, ovviamente, non poteva sfuggire a Renzi: «Con questo dato abbiamo inferto una bella botta all’antipolitica e ai grillini», ha commentato il premier con i suoi, tutto soddisfatto. Poi sui «social network» ha scritto: «Oggi è un giorno importante per il Pd e per tutti quelli che credono che l’antipolitica si combatta con la buona politica. I cittadini, se coinvolti in un progetto per il Paese, non si tirano indietro e anzi ci danno fiducia». 
 Il risultato raggiunto, però, è solo un inizio, per il premier. Il prossimo passo, come ha annunciato il vice segretario Lorenzo Guerini, «sarà quello della legge sui partiti per dare piena applicazione all’articolo 49 della Costituzione». Sì, perché quello di «ridare alla politica la dignità che merita» è un pallino del segretario-premier. Quindi, dopo la «buona notizia», Renzi sta preparando nuove mosse per rintuzzare l’ondata grillina. E per contrastare lo scetticismo di chi, a Roma — sommersa dallo scandalo di Mafia capitale e dalle polemiche sul sindaco Marino — come altrove, si sente sempre più lontano dalle istituzioni . 
 


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