Corriere della Sera 05/09/15
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Dall’altra parte dell’Oceano, il
presidente dell’Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli
legge con qualche ora di ritardo le considerazioni del collega
Raffaele Cantone, chiamato da Renzi al vertice dell’Autorità
anticorruzione, pubblicate ieri su Il Foglio . Riassunte così nel
titolo: «Cantone choc sulla magistratura. Le correnti? Un cancro.
Csm? Centro di potere vuoto. L’Anm? Non mi sento rappresentato».
Nell’articolo, la critica al «sindacato dei giudici» è spiegata
con un «faccio fatica a pensare di essere difeso da un soggetto che
si batte per tenere il numero di ferie a 45 giorni».
Lì per lì
il presidente dell’Anm ritiene di non replicare, anche perché si
tratta di frasi pronunciate alla presentazione di un libro molto
critico verso la magistratura associata e altri presunti vizi delle
toghe (scritto da un ex procuratore in pensione e dal direttore del
Foglio , autore dell’articolo sul giornale), certamente
«estrapolate dal contesto complessivo». Poi però ci ripensa e
decide di reagire. O meglio, puntualizzare. «Perché viviamo una
fase — dice — in cui siamo passati dagli insulti a una più
sottile ma sistematica delegittimazione, della magistratura e
dell’associazione che la rappresenta. Questo può dispiacermi ma
non mi sorprende, perché conferma quanto possa essere scomodo il
ruolo anche critico che l’Anm ha il diritto e il dovere di
svolgere, difendendo le prerogative costituzionali, ragionando su ciò
che accade e offrendo le proprie valutazioni».
Così, in attesa
di salire sull’aereo per l’Italia, Sabelli risponde ad alcune
«dichiarazioni attribuite a Cantone». La prima, sull’Anm: «Sono
francamente stupito da una descrizione tanto riduttiva quanto
offensiva della nostra attività. Ridurci a un gruppo che si lamenta
per il taglio delle ferie è oltraggioso, perché noi abbiamo
contestato non il merito ma il metodo di un provvedimento
contrabbandato come soluzione al problema della giustizia lenta.
Cantone sa bene che cosa fa l’Anm, e non solo in quanto iscritto.
Perché non ha parlato del protocollo che abbiamo firmato con lui, la
Procura nazionale antimafia e il ministero dell’Istruzione per la
diffusione della cultura della legalità nelle scuole? Lui conosce le
iniziative in difesa dell’indipendenza del nostro ruolo, gli
interventi tecnici sui temi di nostra competenza nelle sedi
istituzionali, e in tante occasioni è stato in sintonia con noi; mi
colpisce che la sua critica si fondi su un presupposto tanto banale
quanto falso, per come viene propagandato».
Il secondo affondo
dell’ex pm passato all’Anticorruzione riguarda le correnti, e
pure su questo Sabelli ha qualcosa da ridire: «È un altro giudizio
troppo superficiale, non si può ridurre tutto alla degenerazione
delle correnti, problema che esiste e che anche noi abbiamo
denunciato da tempo. Ma non sono le correnti né tantomeno il Csm ad
aver inventato i centri di potere, evidenti e occulti; siamo ben
consapevoli che non tutto funziona come dovrebbe, però dipingere
tutto come un sistema marcio è ingiusto, oltre che sbagliato.
Soprattutto da parte di chi ricopre ruoli istituzionali». Quanto
all’azione penale obbligatoria, principio «bellissimo ma
inattuabile» secondo Cantone, Sabelli ribatte: «Le difficoltà ad
attuarlo derivano da problemi organizzativi e di regole processuali;
perché non si pensa a intervenire efficacemente su quelli prima di
mettere in discussione il principio?».
A sentire Sabelli, sembra
che l’ex pm si sia prestato a contribuire, consapevolmente o meno,
a una campagna contro la magistratura associata condotta da altri.
Quasi accettando di essere strumentalizzato. È l’opinione del
presidente dell’Anm? «No, non penso questo. Però certe visioni
distorte rischiano di contribuire a quella delegittimazione continua
e strisciante nei nostri confronti che invece oggi si percepisce
chiaramente. E non è un bel segnale» .
Anche il Movimento per
la giustizia, la corrente a cui è iscritto Cantone, esprime stupore:
«Gli improvvisi e violenti attacchi, se confermati, sarebbero un
ulteriore vulnus alle istituzioni»
.
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