Ivan Scalfarotto
La vicenda al Parlamento delle unioni
civili
Il racconto della vicenda unioni civili
di oggi è il classico caso di capovolgimento della realtà. Alla
conferenza dei capigruppo in Senato, il Partito Democratico ha
chiesto con grande determinazione di votare le riforme costituzionali
entro l’8 ottobre proprio per lasciare tempo all’aula del Senato
di esaminare e approvare la legge sulle unioni civili.
Il presidente Grasso, giustamente
preoccupato dal suo punto di vista di portare a casa la riforma
costituzionale senza il farsesco macigno degli 85 milioni di
emendamenti di Calderoli, e quindi preoccupato di dare tempo alle
forze politiche di parlarsi per sciogliere i nodi ancora aperti,
insisteva per il 15 ottobre. Ovviamente far slittare il voto finale
al 15 ottobre significava chiudere la finestra per portare in aula la
legge sulle unioni civili.
E qual è stato l’atteggiamento di
M5S e SEL davanti alla proposta del 15? Con buona pace delle unioni
civili, lodi sperticate al presidente del Senato, mentre solo Zanda e
Boschi provavano a tenere il punto sull’8. Diciamolo chiaramente:
SEL e 5Stelle davanti alla possibilità di far slittare la riforma
costituzionale, si sono tranquillamente e pacificamente fatti una
ragione che le unioni civili non giungessero in aula prima della
sessione di bilancio. Salvo poi naturalmente fare grandi lacrime di
coccodrillo e chiedere assurde e strumentalissime calendarizzazioni
per lunedì prossimo, mentre il provvedimento è ancora in
commissione e nemmeno si è deciso di farlo arrivare in aula senza
relatore.
Ora si può fare tutta la
disinformazione che si vuole, si possono fare grandi drammi nell’aula
del Senato ma la verità e che se non ci fosse stato il PD, se non
avessero così coraggiosamente tenuto il punto Boschi e Zanda, la
piccola finestra che ci è rimasta dopo il 13 ottobre si sarebbe
definitivamente chiusa, con la collaborazione attiva e determinante
dei grillini e di SEL.
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