martedì 1 settembre 2015

Pil su e disoccupati giù, l’Italia riparte davvero?


La Repubblica 1 settembre 2015
Paolo Baroni
La ripresa dopo le ferie porta finalmente buone notizie: il Pil del secondo trimestre cresce più del previsto e, soprattutto, a luglio scendono in maniera consistente i disoccupati e scendono anche gli inattivi. Il balzo degli occupati, rispetto al 2014, è davvero consistente: +235mila posti. E quello che più importa è che questa crescita interessa sia gli uomini che le donne, il Nord del Paese ma anche il Centro ed il Sud. E anche la piaga della disoccupazione giovanile, pur restando a livelli altissimi, oltre il 40% (il doppio della media europea) si allevia un poco. 
SULLA STRADA GIUSTA  
La stima definitiva del Pil fa segnare nel secondo trimestre dell’anno un anno identico a quello dei primi tre mesi: sconfessando così i timori di nuovo rallentamento della nostra economia o quanto meno di crescita stentata, e consegnandoci invece una crescita acquista dello 0,6%, molto vicina allo 0,7% stimato dal governo per l’intero anno. Obbiettivo che a questo punto non solo è ampiamente raggiungibile ma, si spera, a fine anno potrebbe pure essere migliore del previsto. Governo e maggioranza, di fronte a questi dati, una volta tanto incontrovertibili, hanno buon gioco a sostenere che siamo sulla strada giusta. E non hanno torto.   
ORA BISOGNA SPINGERE L’OCCUPAZIONE  
Ma non bisogna dormire sugli allori, perché fintanto che la ripresa non si sarà fatta ancora più robusta di qui a fine anno potremmo ancora rischiare tornare indietro e vedere l’asticella della disoccupazione risalire. Proprio per questo occorre proseguire sulla strada imboccata: proseguire con le riforme, continuare a ridurre le tasse e, nel campo del lavoro, in vista della prossima legge di stabilità, magari pensare di focalizzare meglio gli incentivi destinati alle assunzioni. Che dopo aver colto un primo importante obiettivo, quello di stabilizzare tanti lavoratori precari, oggi dovrebbe essere rivolti principalmente a favore di chi crea nuova occupazione, occupazione aggiuntiva, favorendo così ancora di più giovani e donne, magari con un occhio particolare di riguardo per il Sud. 

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