Riccardo Imberti
L'esito elettorale della Grecia di
ieri, con le dovute cautele, qualche indicazione la dà anche alla
politica nel nostro Paese.
La vittoria di Tsipras non era affatto
scontata. I pronostici, davano Syriza e l’opposizione di Nea
Dimokratia testa a testa. Il partito di Tsipras ha stravinto
superando il 35%, staccando i conservatori di oltre sette punti. (è
da tempo che i sondaggi non ci azzeccano).
In queste seconde elezioni politiche in
un anno oltre all'astensione (un greco su due non è andato a
votare), c'è anche un altro segnale da non sottovalutare: i greci
hanno voluto voltare pagina, il vecchio quadro politico dominato per
trent’anni da Nea Dimokratia e Pasok (i socialisti si fermano sotto
il 7%) pare appartenere al passato. Agli scissionisti della sinistra
i risultati parlano di una sonora batosta. Sono usciti dal
Parlamento: si sono fermati sotto la soglia di sbarramento del 3 per
cento. A proposito di scissionisti è curioso guardare la tabella dei
risultati reali di queste elezioni. Fatto salvo il risultato del KKE,
il partito comunista greco che porta in parlamento 15 parlamentari
con il 5,55% del consenso, vi sono otto liste che si richiamano
alla sinistra che, a partire dall'unità popolare di Panagiotis
Lafazanis con il 2,86%, arrivano allo 0,04% del partito per
l'organizzazione della ricostruzione del partito comunista. Una
bella gara!
Naturalmente i
nostri, non avendo partecipato alla campagna elettorale, forse perchè
hanno visto in Tsipras troppe giravolte o perchè hanno un nuovo
riferimento europeo nella persona del leader del Labour, Jeremy
Corbyn, alias il «rosso», hanno rinunciato a dare una lettura a
questo esito elettorale. Una ennesima occasione perduta per
comprendere che la forza del riformismo non è la sistematica
frammentazione per chi è solo orgoglioso di essere più a sinistra.
Mi auguro che Tsipras sappia rimettere
sui binari giusti la Grecia, un Paese che ha rischiato di uscire di
carreggiata trascinando con se il senso e il valore dell'Europa.
Questo lo può fare se sceglie di allearsi con chi intende rafforzare
la scelta europea dello sviluppo e non solo del rigore,
rendendo questa strada la strada di tutti.
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