Sandro Albini
3 aprile 2014
Ieri sera dalla Gruber si è assistito alla fiera della stupidità. Salvo la Serracchiani (altra donna di qualità dello staff Renzi) gli altri due interlocutori hanno dato il meglio del loro peggio. Scanzi, giornalista del fatto quotidiano, saccente e logorroico sacerdote del "tanto a sinistra che più non si può" in un mix tra Travaglio e Sgarbi, si è esibito in una filippica contro Renzi e il suo governo in nome degli anatemi rilasciati dal solito circolo di intellettuali cui soli è dato di possedere la verità senza alcun dubbio, su quel che sia meglio fare o non fare in materia di riforme istituzionali (i soliti Rodotà ecc.). Tutti con l'aria di chi il futuro non lo immagina ma nella sua sapiente preveggenza lo ha già visto, ne conosce i reconditi angoli. E poi la fastidiosa arroganza di chi sovrasta gli interlocutori ai quali non deve essere consentito esprimere un parere difforme da quello dell'illuminato (cioè lui). Davvero uno spettacolo squallido. Salvini, segretario della Lega, non ha trovato di meglio che difendere a spada tratta (in fondo è un emulo di Alberto da Giussano) i secessionisti arrestati per terrorismo ed eversione (in fondo è gente che, ingenuamente, ha creduto la lega dicesse sul serio parlando dei trecentomila fucili bergamaschi...). Sempre con il patetico logo del suo partito nel quale campeggia lo slogan madre di tutte le battaglie: no euro. Dopo secessione, federalismo, devoluzione ecc. altro slogan pensato per accalappiare allocchi. Costoro (Scanzi e Salvini forse non sanno (si sa, son ragazzi) che il brodo dal quale nacquero gli opposti estremismi degli anni 70, bombe da destra e assassini dall'ultrasinistra, assomiglia tanto a quello che imprudenti chef stanno cucinando oggi nei gazebo e sui blog. Le uniche ad aver detto cose sensate sono state appunto la Gruber e la Serracchiani, alle quali va tutta la nostra simpatia per la classe con la quale hanno sopportato le intemperanze dei due maschietti.
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