martedì 29 aprile 2014

Perseverano

Riccardo Imberti
  
La notizia di un incontro a Roma per dare vita ad un'area riformista del PD desta più di una perplessità.
Innanzitutto, dopo una fin troppo lunga, ma necessaria, stagione di primarie e soprattutto dopo  la chiusura del congresso del PD sarebbe buona cosa, vista la campagna elettorale imminente, che ci si dedicasse con impegno e spirito di squadra ad una affermazione convincente alle elezioni europee e a quelle amministrative.  
La storia si ripete? Non sempre.
Che cosa si sarebbe potuto scatenare se dopo le primarie Bersani-Renzi, lo sconfitto avesse preferito pensare ad organizzare la propria corrente, anzichè (come ha fatto), girare l'Italia per sostenere le buone ragioni del partito democratico? Anche questi sono segnali inequivocabili della maturità e del senso di responsabilità di una classe dirigente, elementi che marcano le differenze tra chi ostinatamente, con la testa rivolta al passato, non intende assecondare e facilitare i processi di cambiamento necessari al nostro Paese.
Secondariamente, il Paese ha bisogno di messaggi chiari e di politiche efficaci.
Non è difficile comprendere che la situazione è tuttora molto critica e complessa e che solo dopo aver raggiunto alcuni obiettivi ci sarà tempo per discutere e meglio definire i compiti, i ruoli e le responsabilità dentro il partito democratico.
C'è una parte del partito che si è messo contro tutti i provvedimenti dal governo Renzi, dal decreto lavoro alla riforma del Senato, alla nuova legge elettorale. Non si vuole negare che alcune modifiche ai progetti di legge presentati siano necessarie, non tutto ciò che propone Renzi è da prendere a scatola chiusa. Sarebbe bene tuttavia che ciò avvenisse con spirito di collaborazione e con metodo costruttivo. Appunto come in una squadra all'attacco. Purtroppo, invece, forse per il lungo periodo in Parlamento, alcuni esponenti del partito democratico sono impegnati prevalentemente in operazioni di disturbo e non hanno ancora realizzato che la maggioranza al governo è espressione della stessa squadra.
Pare emergere, in maniera sempre più evidente, una pericolosa saldatura tra vecchi e nuovi conservatorismi. Se questa situazione permane è evidente il tentativo di azzoppare non solo il premier ma la stessa forza del partito democratico. Senza dimenticare che il ritorno alle urne resta una possibilità tutt'altro che remota.  


 

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