venerdì 25 aprile 2014

Caro Matteo #machitelofafare?


Roberto Giachetti
Foto articolo
Roma, 24-04-2014
Caro Matteo,
da quando è nato il Partito democratico sono quasi sempre stato in minoranza, ho combattuto a viso aperto le mie battaglie all’interno del gruppo parlamentare e di fronte alle scelte della maggioranza mi sono sempre adeguato con la lealtà che è dovuta nella vita democratica interna. Non di rado quelle scelte che ho contrastato da dentro sono state la causa di clamorose sconfitte politiche ed elettorali ma non sono mai scappato, non mi sono mai sottratto alla responsabilità collettiva, assumendole come sconfitte anche mie pur avendole energicamente avversate all’interno del Gruppo.
Quello che sta accadendo oggi tra noi, in particolare ma non solo sul tema delle riforme istituzionali, è davvero inconcepibile nella vita democratica della nostra comunità parlamentare. Tutto si ribalta e quelli che ieri erano maggioranza e pretendevano fedeltà alle decisioni prese, oggi, con una disinvoltura ed una leggerezza assai preoccupanti, rivendicano il loro diritto non a dissentire - ci mancherebbe altro - ma ad interdire le scelte che con i medesimi riti democratici in una condizione nuova e, per fortuna, diversa, si assumono formalmente. Ho sentito addirittura rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza sulle riforme istituzionali.
Si sta gravemente alterando il metodo e si sta mettendo seriamente a rischio la volontà di coloro che oggi sono il partito: i partecipanti alle primarie. Un costante tentativo di guastare, di indebolire, di annacquare quelle riforme e quei cambiamenti che in Italia non si sono fatti per vent’anni, spesso per responsabilità primaria di chi oggi fa interdizione, e che molti vogliono ancora rinviare magari sostituendoli con quelle fumose chiacchiere che ci accompagnano da decenni. Questa azione interna al partito si salda con il vasto esercito transpartitico di vecchi e novelli conservatori che avvertono ogni possibile cambiamento e riforma come il più grande rischio alla loro sopravvivenza politica.
Bada bene: parliamo di ceto politico non di elettorato, perché credo che tu meglio di me sappia (lo dicono tutti i sondaggi) quanto l’elettorato chieda riforme e quanto apprezzi lo sforzo che stiamo tentando di fare, contro le infinite resistenze diffuse in ogni dove dell’attuale potere politico e non solo. Allora ti domando sinceramente: chi te lo fa fare? Perché continuare? Al netto delle naturali e scontate critiche che ovviamente vengono rivolte a chi governa da chi si oppone, ho la sensazione che vi sia un palese accanimento contro a prescindere, una convergente azione dentro e fuori il partito che punta a far saltare ogni cosa a priori giocando sulla manifesta fragilità dell’assetto politico sul quale si basa l’azione del governo.
A questa fisiologica attività di contrasto che si organizza in ogni dove, in politica e nei cosiddetti poteri forti, nel partito e fuori, tanto più accanita quanto è manifesto e diffuso l’apprezzamento dell’elettorato per l’azione del Governo, non si può far fronte sostanzialmente a mani nude, senza poter contare su una forte e leale tenuta della maggioranza. 
E allora torno: chi te lo fa fare? Se consentito: chi ce lo fa fare? Non rischiamo solo di perdere tempo, tempo di cui il nostro Paese non dispone più? Facciamolo un bel referendum, caro Matteo. Chiamiamo gli elettori a decidere se tutto quello che si è fatto e, soprattutto, quello che si vorrebbe fare, è davvero così inutile, dannoso, deleterio per i nostri cittadini. Spostiamo il dibattito nell’Italia vera, andiamo ad elezioni. Una legge elettorale tutto sommato c’è, ci sono pure le preferenze che, di sicuro (ce lo hanno spiegato loro!), aiuteranno a verificare la consistenza di tante scelte politiche; andiamo a votare subito e facciamo le cose che abbiamo in mente in un nuovo contesto politico.
Certo con questa legge elettorale bisognerà fare un’altra maggioranza di coalizione ma sono sicuro che i rapporti di forza saranno molto migliori per il PD e poi almeno avrai il diritto e la possibilità di guidare un governo con un gruppo parlamentare coeso e leale. Pensaci Matteo: chi te lo fa fare? Facciamo saltare il tavolo di questo ceto politico e ascoltiamo gli elettori!

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