mercoledì 13 novembre 2013

Uno scudo europeo per Letta

Stefano Menichini 

Europa  

Da ieri è anche più chiaro che Berlino e Parigi tifano per il premier italiano. Ma è già successo a Monti, dunque Letta deve darsi da fare per far valere questo sostegno in patria.
C’è chi appende i destini del governo, della legislatura e in definitiva del paese alle imprevedibili nevrosi del gruppo berlusconiano. C’è poi chi si preoccupa per i trabocchetti posti sul percorso della legge di stabilità, come se da questo falò delle vanità parlamentari potesse scaturire un reale pericolo per il quadro politico. E c’è infine chi teme (o spera, a seconda dei punti di vista) che sia Matteo Renzi a far saltare il banco non appena issato alla guida del Pd, per tentare subito e senza una rischiosa attesa l’assalto a palazzo Chigi.
Tutto giusto e importante, tutto da seguire nelle prossime settimane. Basta non dimenticarsi che da diverso tempo a questa parte i destini dei governi e in generale della politica italiana si decidono anche altrove, talvolta soprattutto altrove.
Così par di capire che nei confronti di Enrico Letta si sia aperta a livello europeo (e non solo, visti i recenti scambi con Obama) una rete di solidarietà e di sostegno la cui influenza potrebbe pesare parecchio sui nostri affari interni.
È di ieri la notizia – data con comprensibile palese soddisfazione dal premier italiano – che Merkel e Hollande hanno accolto l’invito di convocare a Roma tutti i colleghi europei per il terzo round dei colloqui sull’occupazione giovanile. Tema cruciale per l’Unione, com’è facile capire. Momento altrettanto cruciale, visto che l’appuntamento sarà in aprile, cioè alla vigilia sia delle elezioni europee di fine maggio che del semestre in cui toccherà all’Italia la presidenza Ue.
Impossibile non pensare che questi incroci internazionali collidano fortemente con le speranze di chi vorrebbe dedicare la primavera 2014 a una campagna elettorale nazionale. È chiaro che nelle capitali “amiche” tutto ci si aspetta dall’Italia, meno che sostituisca nei prossimi mesi il giovane simpatico presidente del consiglio, quello che per sua stessa ammissione viene considerato «dotato di attributi».
Letta però dovrà darsi da fare per trasformare l’appoggio di questi suoi nuovi influenti amici in un dato politico accettato, e soprattutto utile, per l’Italia. Già Mario Monti andò avanti per mesi deliziando il mondo, per poi finire come sappiamo. Ieri da Renzi è arrivata un’ulteriore promessa di lealtà al governo esplicitamente svincolata dalle acrobazie del Pdl: questo è un fatto importante. Perché per quanto forte si alzi lo scudo di Merkel, Hollande e degli altri, rimane fermo che l’ormai proverbiale motto «ce lo chiede l’Europa» non è più una sinecura per nessuno.

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