giovedì 14 novembre 2013

Bocciato il doppio turno, Matteo Renzi ci prova col Mattarellum.

Angela Mauro

Bocciato il doppio turno, la prossima sfida di Matteo Renzi in fatto di legge elettorale si chiama ‘Mattarellum’. E non sfugge che la questione abbia già il sapore di sfida a rischio per il governo delle larghe intese, visto che il Pdl, azionista di maggioranza del governo Letta, è profondamente contrario al ritorno alla vecchia legge elettorale di era pre-Porcellum. Ad ogni modo, arrabbiati ma anche un po’ rassegnati per la bocciatura dell’ordine del giorno del Pd sul doppio turno in commissione Affari Costituzionali al Senato, ora i renziani puntano al voto della prossima settimana, in quella stessa sede, con l’obiettivo di approvare l’ordine del giorno sull’abolizione del Porcellum con ripristino del Mattarellum. Certo, un voto su un odg in commissione non fa una legge, si tratterebbe di traghettare il tutto in aula, ma già incassare un testo del genere sarebbe “un buon risultato”, riflette un deputato dell’area Renzi.

L’obiettivo principale è sempre lo stesso. Annunciato alla Leopolda, diventerà di fatto la bandiera della nuova segreteria Pd a guida Renzi, sarà vessillo di campagna elettorale da qui alle primarie. Trattasi di: ostacolare qualsiasi tentativo di cucinare una legge elettorale proporzionale, qualsiasi tentazione del genere, che sia accarezzata dai centristi oppure dai pezzi più filo-governo del Pd oppure dalla neonata truppa degli alfaniani, probabile protesi di salvezza per l’esecutivo delle larghe intese. “No alle larghe intese a vita”, ripete sempre Renzi. In questo senso, anche il Mattarellum va bene. Del resto, prima dell’estate, appena nato il governo Letta, il ritorno al vecchio sistema elettorale fatto di collegi uninominali - maggioritario al 75% per cento e proporzionale per il restante 25 per cento - è stato l’asse portante della nota mozione del radical-renziano Roberto Giachetti. Fu la prima prova del fuoco per l’esecutivo Letta e, proprio in nome della stabilità di governo, il testo fu bocciato, perché fortemente avversato dal Pdl. Contrari i renziani, che però si uniformarono alla disciplina di gruppo. Fuori dal Pd, votarono a favore della mozione sia i grillini che i vendoliani.

Il ragionamento che i renziani srotolano ora, in vista del voto in Senato la settimana prossima, parte proprio dall’incidente sulla mozione Giachetti. “Il Pd dovrà starci sul Mattarellum – spiegano dall’entourage del sindaco toscano – Vogliamo credere che il Pd abbia imparato qualcosa dall’errore di bocciare la mozione Giachetti”. In effetti, anche l’altro candidato alla segreteria del Nazareno, Gianni Cuperlo, si dice d’accordo sul Mattarellum in un videoforum con il Messaggero: “Se la strada possibile è quella del ritorno al Mattarellum, si voti in Senato un odg che vada in quella direzione”. Quanto al premier Letta, fin dal suo discorso di insediamento in Parlamento, non ha mai fatto mistero di una predilezione per il vecchio sistema elettorale. “Ora non potrà tradirsi - sussurrano i renziani - anche perché tempo ne è passato dalla bocciatura della mozione Giachetti e sulla legge elettorale ancora non si è fatto nulla”.

E poi i parlamentari dell’area Renzi contano sui grillini: “Hanno appoggiato la mozione Giachetti, non possono smentirsi”, oltre che su Sel, naturalmente, Scelta Civica e – a sorpresa – la Lega, che sul Mattarellum è disposta a convergere. Dunque, sulla carta ci sarebbero i voti per procedere in commissione al Senato. “A quel punto si determinerebbe un fatto importante”, sono le previsioni dei renziani, consapevoli che non sarà semplice portare il dibattito in aula. In teoria, in effetti, i voti per andare avanti sul Mattarellum ci sarebbero anche lì, “basterebbe anche solo un piccolo smottamento del M5s…”. Quanto al Pdl, si trovrebbe a dover “giustificare la difesa del Porcellum, se non accetta il Mattarellum”, dicono i renziani. Ma sanno che sotto c’è di più: il Pdl si troverebbe all’opposizione del ‘suo’ governo, messo in minoranza da una nuova alleanza Pd-M5s-Sc-Sel, ovvero il sempreverde incubo dei berlusconiani. Non un toccasana per la stabilità.

Uffingtonpost  - 13/11/2013

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