martedì 19 novembre 2013

Un vero leader ha la capacità di saper perdere e accetta le sconfitte


Riccardo Imberti

La vita non è un campionato. E nella vita, come nello sport, bisogna imparare a perdere…” queste parole, pronunciate da Julio Velasco, ex coach della grande nazionale di pallavolo maschile italiana, mi sono venute in mente in questi giorni, dopo aver sentito Dalema in TV.
Questa stagione ha visto la celebrazione dei congressi provinciali del PD riservati ai soli iscritti, successivamente la convenzione, per selezionare i candidati alla segreteria del partito alle primarie dell'8 dicembre. Appuntamenti volutamente rivolti ai soli iscritti, nel tentativo di arginare e dimezzare l'affermazione di Matteo Renzi a segretario. 
Nei congressi provinciali la conta delle truppe non è stata possibile, perchè l'esito ha presentato variabili diffuse e non riconducibili alle logiche di appartenenza tradizionali. Nel secondo caso invece l'esito ha confermato che nel PD la domanda di rinnovamento e di ricambio c'è e chi ha tentato di contenerlo è stato sconfitto. L'obbiettivo di avere due maggioranze, una tra gli iscritti e una tra gli elettori è stata sconfitta e Matteo Renzi, contrariamente a quanto avvenne l'anno scorso, ha saputo muoversi con granda capacità e suscitare entusiasmo, anche tra quelle realtà di partito, erroneamente  trascurate la scorsa volta.
Ora tutti cercano di minimizzare il dato della convenzione, tutti meno uno.  Questo uno si chiama D'Alema. Le sue dichiarazioni confermano la sua indisponibilità al cambiamento. Leggendo il libro di Marco Damilano in questi giorni, "chi ha sbagliato più forte" che consiglio di leggere, questo personaggio compare in tutte le vicende che hanno impedito al centrosinistra di rinnovarsi. Non ha mancato di liquidare l'Ulivo a Gargonza, di fare accordi con Cossiga per liquidare Prodi, non ha risparmiato nulla a Veltroni, primo segretario del PD, ostacolandolo nel suo tentativo di costruire il partito nuovo; dicono che c'entri anche nella vicenda dei 101 che hanno liquidato Prodi alla Presidenza della Repubblica e ora, utilizza insulti nei confronti di Renzi, quando scopre che il marchingegno della convenzione per dimostrare che gli iscritti sono fedeli alla ditta, non ha funzionato.
Dopo la sconfitta del febbraio scorso, avrei preferito  che i responsabili di quella vicenda, ammettessero le loro responsabilità e la loro inadeguatezza e avessero l'umiltà di farsi da parte consentendo un ricambio generazionale. Un ricambio che c'è, che è cresciuto nelle realtà locali, attraverso l'esperienza di tanti sindaci, amministratori, giovani e donne, liberi da appartenenze e rivalità del passato, più disponibili al confronto. 
Ora in attesa dell'8 dicembre, sarebbe opportuno che il comportamento di D'Alema, Bersani, i giovani turchi e quelli della ditta, guardassero oltre le proprie ambizioni e aiutassero l'affermazione del cambiamento, ma, parlando dell'argomento con un amico mi ha detto: "hai visto ancora i tacchini festeggiare il Natale?". Ecco, anche il vecchio fatica ad accettare il cambiamento e farsene una ragione. Per questo credo che dovremo continuare a lavorare perchè, se non lo capiranno con le buone, dovremo convincerli l'8 dicembre, con un grande consenso a Matteo Renzi!

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