venerdì 15 novembre 2013

Il caso Cancellieri riemerge nel Pd

Malumori di Civati, Casson e renziani: il gruppo discuta sulla sfiducia

Il malumore è ancora sottotraccia, ma nel Pd il caso Cancellieri si è riaperto, con ramificazioni che vanno dal governo allo scontro congressuale tra candidati alla segreteria. Le novità pubblicate da Repubblica, circa una terza telefonata ai Ligresti di cui il ministro della Giustizia non avrebbe informato il Parlamento il 5 novembre scorso, preoccupano i Dem più governisti e scatenano i critici delle larghe intese. In attesa di sviluppi ulteriori, che ormai tutti reputano come piuttosto annunciati, Pippo Civati chiede che il gruppo del Pd metta “ai voti al suo interno” la posizione da assumere quando alla Camera (il 20 novembre) verrà discussa la mozione di sfiducia per la Guardasigilli accusata di favoritismi nei confronti di Giulia Ligresti, arrestata e scarcerata perché affetta da anoressia. Anche il senatore Felice Casson è dello stesso avviso. “Ero per le dimissioni e l’ultima novità non fa che acuire il problema. Quanto meno ne dobbiamo discutere nel Pd”, dice l’ex pm ad Huffpost. E non mancano i renziani, sempre più convinti dell’opportunità del passo indietro di Cancellieri dopo il via libera di Matteo: “Fossi stato segretario le avrei chiesto di dimettersi”, ha detto il sindaco a Servizio Pubblico. Unica condizione: una volta presa una decisione, tutto il gruppo deve rispettarla, ragionano i renziani per avvertire il competitor Civati.

Niente fughe in avanti, insomma, nessuno giochi a fare “l’anima bella”. “Io ero per le dimissioni della Cancellieri dal primo minuto”, dice il deputato renziano Ernesto Carbone, che in effetti è stato il primo dell’area Renzi a chiedere il passo indietro della Guardasigilli. “Il gruppo del Pd ne deve discutere – continua Carbone parlando ad Huffpost – ma sia che si decida di respingere la sfiducia, sia che si decida di votarla, poi tutti si devono attenere alla disciplina del gruppo”. Anche perché, dal 9 dicembre, cioè da quando Renzi sarà incoronato segretario del Pd, la disciplina di gruppo gli sarà essenziale e necessaria per gestire i gruppi parlamentari. Sarebbe un problema se Civati e i parlamentari che lo sostengono al congresso decidessero di compiere scelte autonome dal gruppo, cosa non del tutto improbabile visto che oltre a Casson tra i civatiani ci sono altri ‘non-allineati’ e spesso ‘ribelli’ in aula al Senato: Laura Puppato, Corradino Mineo, Loredana Ricchiuti, Walter Tocci e altri. “Noi ci siamo sempre attenuti alle decisioni del gruppo anche quando eravamo contrari, per esempio è successo sulla mozione Giachetti sul ritorno al Mattarellum…”, insiste Carbone.

Dal canto suo, Civati rincara: “Siccome oltre a me anche Renzi ha fatto capire di volere le dimissioni del ministro, e siccome lui conta su una larga schiera di deputati (i ‘suoi’ e i fassiniani, i veltroniani, i lettiani, i franceschiniani che lo sostengono), è probabile che la decisione passi. Altrimenti ci troveremmo di fronte al solito equivoco”. Il caso Cancellieri è formalmente riaperto e per ora si intreccia con la dinamica congressuale. Ma ricadute sul governo non sono escluse. Anzi. Alla Camera, la Cancellieri viene data per “preoccupatissima” dal voto sulle mozioni di sfiducia e, tra i gruppi parlamentari, c’è chi la descrive come pronta alle dimissioni. Eventualità che viene smentita dai lettiani, nel senso che la posizione del governo non cambia, il passo indietro non parte da Palazzo Chigi o da via Arenula. Il che tradotto significa: sia il Parlamento ad assumersene la responsabilità. Perché eventuali dimissioni della Cancellieri non sarebbero indolori per l’esecutivo delle larghe intese: a Palazzo Chigi si aspettano che il giorno stesso la poltrona di via Arenula verrebbe reclamata dal Pdl e si aprirebbe un altro casus belli con Silvio Berlusconi, nel fronte già caldissimo per la questione decadenza dal Senato.

Dal Nazareno notano che i pm hanno chiuso il fascicolo sulla Cancellieri, ma è magra consolazione: aspettano di capire gli sviluppi della vicenda, se ce ne saranno. Le domande che circolano sono le stesse rimaste in sospeso dopo l’informativa del ministro in Parlamento. Ovvero: caso chiuso oppure emergeranno notizie di stampa che lo riporteranno in superficie? La sensazione è che questa seconda ipotesi sia già realtà, in attesa di definizione. E nel Pd resta la convinzione che quelle telefonate ai Ligresti, di cui la Cancellieri ha riferito in Parlamento, siano state “inopportune”, come specificato anche dai capigruppo Dem nel dibattito in aula. Se ne discuterà nel gruppo parlamentare Pd, che il presidente dei deputati Roberto Speranza ha intenzione di convocare prima del voto sulla mozione di sfiducia presentata dal M5s previsto per mercoledì 20 novembre.

Nessun commento:

Posta un commento