martedì 19 novembre 2013

Quando D’Alema riesce a fare cortocircuito e a creare danno al suo candidato

Mario Lavia 
 
Europa 19 novembre 2013

La performance dell'ex premier in tv non è piaciuto allo sfidante di Renzi. Che si è detto d'accordo con un tweet critico del direttore di Europa
No, no, non è questa la linea giusta, deve aver pensato Gianni Cuperlo saltando sulla poltrona mentre ascoltava ieri mattina D’Alema ad Agorà. Già: quello rovesciava su Matteo Renzi tutto il rovesciabile, da «ignorante» al più morbido «superficiale», da contraltare di Berlusconi a capo di un partito simile «alla vecchia Dc», quella delle «tessere» e via inveendo. No, non è esattamente questa la linea comunicativa scelta da Cuperlo, sempre rispettosa, argomentata, ragionevole e il più possibile robusta sul piano dei contenuti, mai parametrata sul profilo del sindaco. Almeno quella vista sin qui. Perché è probabile che adesso, in vista dell’8 dicembre, il mite Gianni alzerà anch’egli i toni. Una traccia si è vista già ieri pomeriggio: «L’impianto che Renzi propone, non apre una fase nuova, ma riproduce il ventennio che vorremmo lasciarci alle spalle».
Ma perché questo D’Alema al cubo? Sarà l’aria della battaglia – quell’inquietante e rivelatore «combatteremo palmo a palmo» – o lo spauracchio della prima sconfitta congressuale della sua vita, fatto sta che anche ai dalemiani di ieri e di oggi è apparso troppo tranchant. Troppo D’Alema. Quantomeno ingombrante, per l’ex capo della Fgci.
È toccato in sorte al direttore di Europa mettere il dito nella piaga in diretta, via twitter: «Gianni Cuperlo non merita questa ossessione crepuscolare», il tweet di Stefano Menichini. E, a sorpresa, subito dopo il cinguettio dello stesso Cuperlo «Sono d’accordo». Udite udite: una dissociazione in tempo reale, davanti a tutti.
D’Alema e il suo pupillo devono aver avuto un chiarimento sull’accaduto. Perché più tardi il candidato anti-Renzi chiariva di avercela con le ossessioni crepuscolari (formula rivelatasi azzeccata) e «non con chi mi appoggia»; e poi lo stesso ex premier spiegava che si era dovuto difendere da attacchi personali a lui rivolti dal sindaco fiorentino: «C’è un limite oltre il quale la propaganda diventa una deformazione grottesca e offensiva. A ciò ho inteso reagire. In questa disputa, che spero finisca qui, io sono stato aggredito e non l’aggressore».
«Sì, una questione personale», ci ha confermato Matteo Orfini, sostenitore di Cuperlo e “nipotino politico” di D’Alema.  Per il “giovane turco”, nel Pd di adesso «non ci dovrà essere spazio per insulti e attacchi personali». È una presa di distanza anche questa. Non nuova, peraltro, da uno come Orfini, che da tempo teorizza una sorta di “nuovo Pd” emancipato dalla tutela di quel vecchio patto di sindacato di cui Massimo D’Alema è stato per anni una colonna portante.
Possibile che nella fase che ora si apre quest’ultimo se ne starà un po’ dietro le quinte. La “cattiveria” Cuperlo deve trovarla dentro di sé, e vedremo se la troverà il 29 nel faccia faccia televisivo di SkyTg24. La partita – o quel che resta della partita, dopo essere stato battuto nei circoli – è nelle sue mani, non ha bisogno di tutele. Al contrario, lo danneggiano.

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