Riccardo Imberti
La vita politica di
questi giorni ci riserva sorprese, alcune buone altre molto meno,
riproponendoci ciò che spesso accade nelle nostre quotidianità.
La settimana scorsa
si è aperta la legislatura europea e insieme il semestre europeo a
guida italiana. Matteo Renzi, nell'occasione, ha dato buona prova
delle sue capacità, sul piano politico ma anche di leadership nel
panorama europeo. Sul piano politico perché anziché presentare
l'ennesima lista delle cose da fare, tradizionalmente utilizzata dai
presidenti di turno, ha cercato di delineare un orizzonte di principi
per far ripartire il vecchio continente. Richiamando con forza i
valori fondanti dei padri costituenti, ha sottolineato la necessità
di rimettere al centro del progetto europeo i cittadini, che da
troppo tempo soffrono pesantemente delle conseguenze di questa
spaventosa crisi economica. Sul piano della leadership, il Presidente
del Consiglio italiano ha saputo rispondere a muso duro alle rigidità
del capogruppo del Ppe e del Primo ministro olandese.
L'autorevolezza
europea di Renzi è la diretta conseguenza del risultato elettorale
conseguito dal Partito Democratico. Mai un leader italiano si era
espresso prima con toni tanto chiari e decisi.
Il medesimo risultato
elettorale sembra non consentire tuttavia a questo Paese di risolvere
i propri problemi interni: le riforme annunciate vengono
continuamente messe in discussione, il lavoro e l'occupazione tardano
a dare segnali positivi e l’Italia fatica a ripartire.
I conservatorismi
sembrano davvero duri a morire e rappresentano un ostacolo elevato
allo sforzo di rinnovamento che i cittadini hanno chiesto nel mandato
conferito a Matteo Renzi.
Quello che risulta
incomprensibile è constatare che le fatiche più grandi si
presentano all'interno del PD. Dentro questo partito, il mio
partito, permane un atteggiamento di fastidio al processo di riforme
annunciate e programmate da Matteo Renzi.
Sicuramente la
proposta renziana è perfettibile, ma nonostante ciò certe
contrarietà fatico a comprenderle, certe rigidità mi paiono davvero
inaccettabili, certe argomentazioni poco credibili e strumentali, alcune, come quelle del senatore bresciano Corsini, volgari, una rincorsa, che rasenta il masochismo, per
opporsi a un processo ineludibile se vogliamo essere credibili in
Europa
Continuo a credere
che questa sia una stagione straordinaria per il PD - e per il
centrosinistra - purché, dopo il consenso elettorale
ricevuto, sappia dimostrare di essere credibile e capace di
riformare questo Paese soprattutto per superare le numerosissime
difficoltà in cui si trova.
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