domenica 27 luglio 2014

La ricetta di Vassallo 
per «liberare» la politica.

Corriere della Sera  26/07/14
Renato Benedetto

Ora più che mai, mentre si affilano le armi, tra ostruzionismo e tagliole, per la battaglia parlamentare sulle riforme questo libro può essere letto come «un argomentato sostegno a chi sta provando a cambiare verso». È così che Salvatore Vassallo definisce il suo ultimo lavoro, Liberiamo la politica (il Mulino, 192 pp.). L’ex deputato pd, professore di Scienza politica che ha presieduto la commissione per lo statuto del partito, espone una ricetta che incrocia in più punti l’agenda Renzi. L’orizzonte è quello di una «normale democrazia dell’alternanza» e della competizione tra due forti partiti a vocazione maggioritaria. Per raggiungerlo servono partiti caratterizzati da una leadership forte e contendibile, a differenza del modello Pci, dove i «dirigenti autorevoli» lo erano a vita, o Dc, con «l’oligarchia dei capicorrente». Sono necessarie una legge elettorale e un’architettura istituzionale che permettano ai cittadini la scelta di deputati e premier (l’ottimo sarebbero i collegi uninominali; ma dato che l’ottimo è nemico del bene «l’Italicum è un compromesso ragionevole»); la riforma del bicameralismo e un Parlamento che lavori più in commissione che in Aula; un governo più forte, con premier scelti dai cittadini e con più poteri. Ricco di approfondimenti comparativi, con le altre democrazie, e storici, dalla Prima alla Seconda Repubblica, il lavoro di Vassallo lascia affiorare la passione del militante. Riflettendo, ad esempio, sulle occasioni mancate della scorsa legislatura, quando era deputato. Oppure riguardo la decisione della Consulta sul Porcellum: «Se il veleno proporzionale iniettato dai giudici della Corte costituzionale entrasse in circolo, allora sì che, di fronte alla moltiplicazione dei partiti e a un Parlamento incapace di decidere, molti comincerebbero a dire che è meglio liberarsi della politica democratica, invece di liberarla».





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