lunedì 21 luglio 2014

L’Ombra dei Ricatti e quelle indagini Necessarie.


Corriere della Sera 20/07/14

Decine di donne arruolate e pagate per partecipare alle feste del presidente del Consiglio, alcune disponibili anche a fermarsi per la notte. Giovani imprenditori, aspiranti attrici e noti faccendieri desiderosi di assecondare le richieste e i voleri del premier per essere inseriti nella ristretta cerchia dei suoi privilegiati. La sentenza della Corte d’appello di Milano non smentisce quanto è stato raccontato da chi ha partecipato a quelle serate oppure ha potuto trascorrere le vacanze a Villa Certosa.

La maggior parte di queste persone è stata foraggiata per anni con stipendi mensili, lussuose abitazioni, elargizioni una tantum, incarichi aziendali e politici: l’elenco comprende decine di «Olgettine», Gianpaolo Tarantini, Sabina Began, Nicole Minetti. E poi c’è chi ne ha tratto vantaggi affaristici come Valter Lavitola, oppure come Sergio De Gregorio. Tutti protagonisti di altri processi o inchieste tuttora in corso. Tutti testimoni della vita condotta da Silvio Berlusconi quando era alla guida del governo e dunque potenziali ricattatori perché partecipi di ciò che lo stesso presidente ha sempre cercato di nascondere.

Ribaltando la sentenza del tribunale, i giudici di appello di Milano hanno detto che Berlusconi non ha commesso reato telefonando ai funzionari della Questura per far liberare Ruby e non hanno ritenuto dimostrato il rapporto sessuale tra i due, oppure la consapevolezza che la ragazza marocchina fosse minorenne. E hanno deciso di assolvere. È uno dei passaggi fisiologici del processo che dimostra quanto liberi dalla politica siano i giudici e quanto infondato e lontano dai reali problemi della giustizia sia il dibattito che ha segnato gli ultimi anni. Ma questo non vuol dire che non si dovesse accertare quanto accaduto, né che non si debba continuare a farlo. Anche perché la sentenza di venerdì affronta soltanto uno degli aspetti che hanno segnato la vita di Berlusconi primo ministro.

Altri giudici, baresi, diranno se c’è stato favoreggiamento e induzione della prostituzione da parte di Tarantini e Began nel mettere in piedi la scuderia di donne a disposizione del premier, proprio come avrebbero fatto Lele Mora, Emilio Fede e la stessa Minetti che per questo sono già stati condannati dal tribunale a svariati anni di carcere. Ma anche se i soldi versati da Berlusconi a Tarantini — con la mediazione di Lavitola — fossero il prezzo del silenzio sui rapporti del presidente del Consiglio con quelle escort. Ancora altri giudici, napoletani, stabiliranno se i soldi versati da Berlusconi a De Gregorio fossero il prezzo per il voto dei parlamentari utile a indebolire e poi far cadere il governo Prodi.

Questa è stata l’immagine offerta dall’Italia quando Berlusconi era a Palazzo Chigi. E non si tratta di intrusioni nella vita privata ma di cronaca dei fatti. Nessun personaggio pubblico, tantomeno un rappresentante delle istituzioni, può ritenere che la sua sfera personale non abbia rilevanza. Soprattutto se decide di mantenerla segreta e come tale esposta al ricatto. Tanto più se sceglie di pagare rendendola inconfessabile. E così espone sulla scena internazionale il Paese fino a convincere i leader di altri Stati sull’inaffidabilità dell’intero sistema

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