giovedì 10 luglio 2014

Senato, la prima vera vittoria di Renzi

Mario Lavia 
Europa  

I dissensi nel Pd non si sono allargati. Si profila una maggioranza sufficientemente ampia
Non crediamo che il premier farà il gradasso e dirà così, ma certo “gufi” e “rosiconi” questa partita l’hanno persa.
Specie con gli ultimi miglioramenti (vedi l’innalzamento del quorum per l’elezione del capo dello stato) il progetto governativo sul nuovo senato sembra filare spedito, tanto che la maggioranza di governo ne auspica l’approvazione entro la settimana prossima con il voto favorevole di Pd, Ncd, Sc, Gal, FI e Lega. Una maggioranza parecchio larga, un buon viatico per il successivo passaggio alla camera; poi, dopo i tre mesi imposti dalla Costituzione, altre due letture, e infine il referendum confermativo, occasione per ascoltare il popolo sulla credibilità di questa riforma dentro un quadro più complessivo di trasformazione dello stato. È la prima vera vittoria del premier.
Quello uscito dalla commissione è un buon testo. Che non si discosta dall’impostazione di fondo del governo: un senato non elettivo, in grado di rappresentare l’insieme dei governi locali; non più un doppione della camera “politica” ma pur sempre un’assemblea dotata di poteri molto importanti.
A differenza di quanto hanno raccontato diversi giornali, il dissenso di una dozzina di senatori dem non si è allargato, a riprova che le argomentazioni non erano così persuasive: e d’altra parte la battaglia per l’eleggibilità dei senatori – che di fatto avrebbe riproposto la sostanza del bicameralismo perfetto – non poteva non apparire di retroguardia, e dunque ad attrattiva zero. Mineo ora si lamenta per l’accelerazione dopo che due giorni fa stigmatizzava una perdita di due mesi di tempo: bisognerebbe saper perdere le battaglie mantenendo un filo di razionalità.
Il governo ha tessuto una tela paziente e resistente, in grado di reggere la spinta dei dissidenti e di aggregare forze di opposizione come FI e la Lega (mentre resta ancora contraddittoria l’impostazione generale del M5S sul tema delle riforme), anche se ha dovuto correggere svariati punti del suo progetto originario e lasciare ancora qualche margine di ambiguità sul punto dell’immunità dei nuovi senatori.
Ci ha creduto, Matteo Renzi, non ha mollato mai. E alla fine porta a casa il primo sì a una riforma del sistema italiano. Non sarà tutto, ma non è davvero poco, di questi tempi.

Nessun commento:

Posta un commento