lunedì 26 agosto 2013

La questione giustizia che imbarazza il Pd

I primi a patire per la mala giustizia sono i disoccupati. Se burocrazia e amministrazione rimangono le stesse i disincentivi sistemici che le aziende hanno adesso ad investire da noi rimarranno invariati
  
Il malfunzionamento della giustizia è tra le voci indicate in cima alla lista dei fattori che scoraggiano gli investimenti in Italia. Burocrazia e corruzione, le fanno compagnia. Disservizi giudiziari, burocrazia asfissiante e dilagare della corruzione evidentemente si tengono.
Con un’amministrazione della giustizia incapace di amministrare il servizio fondamentale cui è deputata non si hanno investimenti. E senza investimenti non si cresce nel senso che non si genera né lavoro né ricchezza da far circolare. Se si vuole crescere bisogna mettersi in animo di dover lavorare ad una giustizia efficiente, responsabile, non infervorata, giusta.
Il Pd ritiene che il governo Letta garantisca al paese la chance di riprendersi beneficiando del doppio vantaggio: il brand Letta che funziona all’estero, e l’esistenza di un governo che per il suo stesso esistere rassicurerebbe i mercati. L’obiettivo del governo Letta, d’altronde, è quello di ristabilire le funzioni vitali minime per, appunto, permettere a ciascun pezzo di paese di tornare a respirare senza marchingegni artificiali.
Se burocrazia e amministrazione della giustizia rimangono le stesse di prima, però, i disincentivi sistemici che le aziende hanno adesso ad investire da noi rimarranno saldamente intonsi. E quindi hai voglia a fare provvedimenti zanonateschi a sostegno di non sa più quale filiera industriale dimenticata, o cogliere il meglio delle photo-opportunity tardo agostane per mantenere alto lo standing sui media europei.
Il sistema giustizia che il Pd ha sin qui strenuamente difeso è quello in cui si rinuncia a far causa per un credito mai riscosso o, al contrario, si fa causa appunto nella convinzione – comune nei due casi – che il sistema è talmente perverso che fare il giusto può costare un danno. E lasciamo perdere De Magistris, Ingroia – per carità.
Ecco, i primi a patire per questa mala giustizia non sono i Berlusconi ma i disoccupati.
Parlare di giustizia è imbarazzante per il Pd. Difendere un sistema castale debordante, discrezionale e ingiusto è stata una scelta politicamente invereconda, più subita che perseguita, ma pur sempre coltivata da vent’anni almeno con la lucidità prospettica di una zanzara attratta dal sangue di un umano con il baygon in mano. Non avrebbe dovuto risultare così difficile, invece, per il Pd cogliere il bisogno reale di giustizia giusta che c’è e viene dalla “parte migliore del paese”.
E tuttavia, riuscite a immaginare nulla di più ipocrita, retorico ed irritante della proposta avanzata alle ultime elezioni – Il programma fondamentale del partito democratico per la giustizia si chiama Costituzione.
Urticante ignavia, quella, che costa al Pd pro-crescita di oggi, quindi pro-Letta, l’impossibilità di capitalizzare il vantaggio dello sbarellamento del Pdl, presentando lui, entro mercoledì, quello che avrebbe dovuto fare già vent’anni fa: un piano giustizia coerente con gli obiettivi generali di civilizzazione del paese – che, poi, collimano con gli obiettivi più immanenti di tenuta di questo governo, e gli obiettivi politici più ambiziosi di generare nel Pd un pensiero forte ispirato al senso misconosciuto dell’aggettivo che nel logo segue la parola “partito”.

Simona Bonfante

Europa Quotidiano - 26/08/2013

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