La folle acrobazia di Berlusconi, incomprensibile anche ai suoi,
chiude ogni discorso. Letta chiederà la fiducia: che la trovi o meno, il
Pdl si è suicidato.
Cervellotico, incongruo, contradditorio, inattuabile. Il piano
di battaglia di Silvio Berlusconi per le prossime ore sembra il disegno
di un ubriaco, infatti neanche i suoi sono riusciti a comprenderlo.
Basti dire che la linea del Pdl-Forza Italia solo fino a venerdì
scorso era: dimissioni dei parlamentari ma non dei ministri. E che ieri
sera s’è ribaltata in: dimissioni dei ministri ma non dei parlamentari.
Cioè la destra è passata da una posizione di pura propaganda che
manteneva in vita sia il governo che il potere di interdizione di
Berlusconi, all’esatto contrario.
Del resto è anche notevole che quello che nel comizio di ieri è stato
definito «il governo delle tasse» fosse appena un mese fa l’artefice
della grande vittoria berlusconiana sull’abolizione dell’Imu.
L’improvvisazione è totale, fino al punto che ieri sera qualche
avvventuroso si spingeva a intravedere «segnali di apertura» nella
grottesca intimazione ad approvare decreti e legge di stabilità entro
sette giorni, per poi passare allo scioglimento delle camere.
Non c’è alcuna apertura. E non c’è più nulla da trattare.
Venerdì prossimo Berlusconi decadrà dalla carica di senatore e si
ritroverà anche fuori dall’area di maggioranza e di governo.
Probabilmente con un partito ridotto in brandelli: quanto grandi saranno
questi brandelli, e come si disporranno sulla scacchiera politica non
lo sappiamo e francamente non è neanche molto interessante.
Nell’ora che per il Pdl doveva essere della discussione e della
decisione, il solo Cicchitto ha osato chiedere la parola: questo la dice
lunga sulla forza e la qualità del presunto dissenso. A meno che il
silenzio di molti non sia la cupa anticipazione di una rottura totale,
che in quel caso sarebbe l’esito di un percorso carsico guidato dalla
lunga mano di una parte del mondo cattolico conservatore, come
raccontiamo oggi su Europa.
A Enrico Letta non rimane che portare in parlamento la sua proposta
per riavviare l’attività di governo. Basterà riproporre le misure
fiscali, per il lavoro e per la crescita che erano già in cantiere, e lo
spiazzamento del Pdl sarà totale.
Si coagulerà su questa linea una maggioranza? È possibile, non
dirimente. Se non dovesse succedere, i sette giorni rimarranno comunque
nei sogni confusi di Berlusconi e Napolitano saprà avviare l’ordinata
transizione a elezioni veramente democratiche, nelle quali porre la
pietra tombale su questa stagione folle.
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