I due partiti trovano l'accordo in Senato. Si aspetta il voto della
Camera, dove sarà decisivo il numero dei dissidenti repubblicani. Obama
«fiducioso»
L’annuncio nell’aula del Senato lo hanno dato, uno dopo l’altro,
il leader dei democratici Harry Reid e quello dei repubblicani Mitch
McConnell: i due partiti hanno trovato l’accordo per evitare il default,
la riforma sanitaria di Barack Obama rimane in piedi. Lo shutdown del
governo federale finisce qui, grazie ad uno stanziamento provvisorio di
fondi per consentire la riapertura degli uffici federali. Ora il governo
può riprendere a lavorare fino alla metà di gennaio. C’è tempo fino ad
allora per approvare l’innalzamento del tetto del debito richiesto
dall’amministrazione Obama.
Entrambi i leader del Senato hanno lodato lo sforzo bipartisan per
superare le divergenze, anche se con toni diversi. «Gli occhi del mondo
erano puntati su di noi», ha rimarcato il democratico Reid, apprezzando
che «sull’orlo del disastro» i partiti abbiano saputo «mettere da parte
le differenze». Il repubblicano McConnell ha dovuto sommessamente
ammettere la sconfitta: «Obamacare è un disastro. I nostri sforzi per
abolirla non si fermeranno». Eppure «oggi c’è da evitare il default».
Sugli errori dei repubblicani ha calcato la mano John McCain, alla
testa del fronte della trattativa («chiedevamo qualcosa di
irragiungibile»). Mentre Ted Cruz – tra i leader più vicini al Tea
Party, scuro in volto all’arrivo al Senato – ha riconosciuto la
sconfitta annunciando che non si opporrà alla legge.
Ora la palla passa all’altro ramo del Congresso. Nelle prime ore del mattino indiscrezioni di stampa hanno rivelato che lo speaker
repubblicano della Camera John Boehner avrebbe accettato di chiede un
voto dei deputati sulla bozza di legge elaborata al Senato, prima ancora
che si siano espressi i colleghi senatori. Se la Camera voterà sì, la
legge potrà passare al Senato per la ratifica immediata. Giusto in tempo
per evitare il default.
La mossa di Boehner è destinata però a spaccare i repubblicani della
Camera. Solo alcuni di loro sono disposti a votare il testo redatto dai
colleghi del Senato. Ma, secondo i calcoli, il numero dei dissidenti
repubblicani è sufficiente a raggiungere la maggioranza, se sommato a
quello dei deputati democratici.
Alla fine della fiera, il dibattito sul tetto del debito è rinviato
di appena due mesi. Ma, se come previsto la Camera confermerà l’accordo,
per i democratici – e per il presidente Obama – sarà un successo
innegabile. Hanno tenuto il punto sull’essenziale, cedendo su questioni
di importanza secondaria. Mentre i repubblicani si trovano a fare il
conto delle perdite: le armate del Tea Party hanno costretto il partito a
una battaglia di retroguardia; John Boehner ha assecondato gli
estremisti, salvo poi ammettere la sconfitta, mettendo una grossa
ipoteca sul proprio futuro politico. Nel 2014 si vota, le primarie sono
alle porte: la battaglia per il controllo del partito si preannuncia
spietata.
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