Finisce Scelta civica, Monti e Casini si dividono sotto l'incalzare
di un'operazione neocentrista. Potrebbe venirne qualche conseguenza,
per Letta e per il Pd.
Tutti notano la coincidenza: ogni volta che Enrico Letta
attraversa l’Atlantico, qualcuno gli fa un brutto scherzo alle spalle.
Cose minori e prevedibili, si dirà a proposito della scomposta
dissoluzione di Scelta civica.
Eppure, per paradossale che possa sembrare, questo incidente
potrebbe rappresentare per il premier una grana perfino più pericolosa
della fiammata delle dimissioni di parlamentari e ministri del Pdl,
appena quindici giorni fa.
Intendiamoci: come ha superato con grande abilità l’ostacolo alzato
dai falchi berlusconiani, Letta saprà farsi una ragione anche del
divorzio (imbarazzante per le modalità) tra Monti e Casini. Né la tenuta
del governo né l’iter della legge di stabilità sono a rischio.
Ma l’effetto combinato di quel rimescolamento dentro il Pdl e di
questa scissione della formazione centrista consiste in un oggettivo
cambiamento della geometria della maggioranza. E questa non è una novità
da poco, nonostante le ironie che si possono fare sulla caratura del
ceto politico in gioco.
C’è chi è convinto che dal pentolone degli apprendisti stregoni di
Cl, ora distribuiti fra Pdl e montiani, possa davvero uscire un
centrodestra in qualche modo postberlusconiano, neopopolare, depurato
degli eccessi forzisti. Certo non proprio un soggetto innovativo (stiamo
parlando di un’operazione condotta da gente come Alfano, Casini,
Formigoni, Mario Mauro), comunque una via d’uscita centrista dalla
famosa fine del ventennio, mentre la destra vera e propria si ritrova e
si riorganizza altrove.
Tutti potrebbero apprezzare lo sforzo per chiudere in maniera sensata
e non eversiva il ciclo berlusconiano (ammesso che il diretto
interessato sia d’accordo, e che non getti il suo insostenibile peso sul
tentativo). Ed è facile che Enrico Letta stia incoraggiando e
indirettamente aiutando il suo vicepremier nella storica impresa.
Con una avvertenza però.
Nel Pd monta l’allergia per manovre che possano minare la logica
bipolare del sistema. E qualcuno (uno a caso: Renzi) potrebbe trovare
scomoda e pericolosa una nuova geometria della maggioranza lettiana che
come prima conseguenza avrebbe il consolidamento dell’elettorato
cosidetto moderato, ora ancora liquido e contendibile.
Scopriremo presto se la crepa che s’è appena rumorosamente aperta fra
Monti e Casini contiene in sé il crepaccio nel quale far precipitare
prematuramente la stagione delle larghe intese.
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