sabato 19 ottobre 2013

Si apre una crepa al centro

Stefano Menichini 

Europa  

Finisce Scelta civica, Monti e Casini si dividono sotto l'incalzare di un'operazione neocentrista. Potrebbe venirne qualche conseguenza, per Letta e per il Pd.
Tutti notano la coincidenza: ogni volta che Enrico Letta attraversa l’Atlantico, qualcuno gli fa un brutto scherzo alle spalle. Cose minori e prevedibili, si dirà a proposito della scomposta dissoluzione di Scelta civica.
Eppure, per paradossale che possa sembrare, questo incidente  potrebbe rappresentare per il premier una grana perfino più pericolosa della fiammata delle dimissioni di parlamentari e ministri del Pdl, appena quindici giorni fa.
Intendiamoci: come ha superato con grande abilità l’ostacolo alzato dai falchi berlusconiani, Letta saprà farsi una ragione anche del divorzio (imbarazzante per le modalità) tra Monti e Casini. Né la tenuta del governo né l’iter della legge di stabilità sono a rischio.
Ma l’effetto combinato di quel rimescolamento dentro il Pdl e di questa scissione della formazione centrista consiste in un oggettivo cambiamento della geometria della maggioranza. E questa non è una novità da poco, nonostante le ironie che si possono fare sulla caratura del ceto politico in gioco.
C’è chi è convinto che dal pentolone degli apprendisti stregoni di Cl, ora distribuiti fra Pdl e montiani, possa davvero uscire un centrodestra in qualche modo postberlusconiano, neopopolare, depurato degli eccessi forzisti. Certo non proprio un soggetto innovativo (stiamo parlando di un’operazione condotta da gente come Alfano, Casini, Formigoni, Mario Mauro), comunque una via d’uscita centrista dalla famosa fine del ventennio, mentre la destra vera e propria si ritrova e si riorganizza altrove.
Tutti potrebbero apprezzare lo sforzo per chiudere in maniera sensata e non eversiva il ciclo berlusconiano (ammesso che il diretto interessato sia d’accordo, e che non getti il suo insostenibile peso sul tentativo). Ed è facile che Enrico Letta stia incoraggiando e indirettamente aiutando il suo vicepremier nella storica impresa.
Con una avvertenza però.
Nel Pd monta l’allergia per manovre che possano minare la logica bipolare del sistema. E qualcuno (uno a caso: Renzi) potrebbe trovare scomoda e pericolosa una nuova geometria della maggioranza lettiana che come prima conseguenza avrebbe il consolidamento dell’elettorato cosidetto moderato, ora ancora liquido e contendibile.
Scopriremo presto se la crepa che s’è appena rumorosamente aperta fra Monti e Casini contiene in sé il crepaccio nel quale far precipitare prematuramente la stagione delle larghe intese.

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