venerdì 25 ottobre 2013

PD: Primarie: candidati a confronto sul non profit

Il sindaco di Firenze nella sua mozione dedica un paragrafo al terzo settore, «che in realtà è il primo, perché dà il senso dei valori in cui crediamo». Cuperlo: «È il settore che ha meglio retto l’urto della crisi». Civati: «Eccellenza italiana». Pittella: «Stabilizzare il 5 per mille»
 

Tutti e quattro i contendenti alla segreteria PD  Matteo Renzi , Gianni Pittella, Pippo Civati e Gianni Cuperlo dedicano alcune righe al Terzo Settore nei rispettivi documenti congressuali.
 
Il sindaco di Firenze balza prima all’occhio perché dedica al tema l’ intero paragrafo 8 (per quanto breve, e abbastanza generico nella trattazione) all’interno del capitolo 2 IL PD DEVE CAMBIARE VERSO ALL’ITALIA. Con queste parole:
«Ci sono cinque milioni di italiani che ogni giorno fanno qualcosa per gli altri tramite l’associazionismo, il volontariato, il Non Profit. Lo chiamano Terzo Settore, ma in realtà è il primo. Perché dà il senso dei valori in cui crediamo: è il mondo del volontariato generoso, delle cooperative sociali, dell’assistenza solida e solidale. Occupa 1 milione di lavoratori, ma soprattutto aiuta il paese a non cadere nel vittimismo. Il PD che faremo starà a fianco di questo mondo con entusiasmo e rispetto».
 
Gianni Cuperlo parla di terzo settore in una parte dedicata al reddito minimo garantito («Servono a breve interventi mirati, come il Reddito minimo di inserimento. Il PD deve impegnarsi con determinazione perché sia introdotta questa misura, seppure in modo graduale, a partire dalla lotta alla povertà assoluta. Ci sono proposte importanti come quelle delle Acli, della Caritas, del Forum del Terzo settore che esprimono una elaborazione seria dalla quale è necessario partire») e nell'analisi della situazione economica del Paese: «Le nostre società», scrivono Cuperlo, «vedono l’emergere di nuovi bisogni quasi ogni giorno. Il vecchio intervento pubblico non può farvi fronte da solo. Non è tanto questione di costi o risorse insufficienti, che pure pesano. È la presa d’atto dell’esistenza di una domanda di beni relazionali come l’amicizia o la fiducia. È la strada di un nuovo welfare civile capace di salvare l’universalismo senza cedere all’assistenzialismo. Qui c’è uno spazio enorme per il Terzo settore e per le sue organizzazioni. Non parliamo di utopie filantropiche, ma di una realtà che in Italia, solo nell’ultimo decennio, ha rappresentato il settore che ha meglio retto l’urto della crisi con oltre un milione di occupati e quasi cinque milioni di volontari».
 
Pippo Civati cita tra le eccellenze italiane «attività non profit e di cooperazione sociale portate
ad esempio come modelli internazionali» e parla dell'esistenza di due modelli di welfare: «Interpretare le organizzazioni del terzo settore come semplici fornitori e ragionare in chiave dioutsourcing, oppure integrare le esperienze e le conoscenze che queste organizzazioni hanno acquisito, anche grazie alla loro vicinanza con i destinatari dei servizi e con i territori in generale. Nel primocaso riproporremmo il meccanismo di mercato, di separazione “contrattuale”; nel secondo caso attueremmo la co-produzione, coinvolgendo la cittadinanza non solo nell’erogazione maanche nel design e nella gestione delle policies»
 
Pittella mostra da anni una sensibilità spiccata nei confronti del Volontariato e parla di terzo settore nel capitolo DECIDERE LE PRIORITÀ, nel paragrafo “È sempre la cultura che decide dell’economia e non viceversa” : «Al terzo settore e al volontariato deve essere finalmente riconosciuto istituzionalmente un ruolo sociale ed una capacità di sviluppo che è già nei fatti. Dovrebbe essere garantita la massima  libertà di associazione, la partecipazione e la trasparenza, armonizzando le leggi nazionali e regionali, riprendendo il ruolo positivo esercitato dall’Agenzia Terzo Settore purtroppo soppressa e riformando le norme sull’impresa sociale, evitando tentazioni lucrative e stabilizzando il 5 per mille effettivo.
Il Terzo Settore offre un contributo importante e ha un ruolo rilevante nella costruzione economica, occupazionale, civile, morale del nostro vivere comune. È per la vocazione civica e solidale, per la capacità di coinvolgimento, di costruire legami sociali, leggere i bisogni e costruire risposte concrete attraverso l’autorganizzazione delle persone. Nelle difficoltà dei nostri giorni, i partiti politici ed i sindacati perdono credibilità e capacità di incidere, restano prigionieri di dinamiche interne e dell’incapacità di ridefinire la propria funzione sociale. Mentre volontariato e Terzo Settore crescono come argine alla frammentazione sociale e si presentano come attrattori di partecipazione, laboratorio dell’innovazione di welfare, cantiere di nuova cittadinanza democratica.
Il bisogno di partecipazione è forte, è chiaro. I dati di partecipazione e popolarità del Terzo Settore sono in crescita negli ultimi anni. La volontà di poter fare per sé e per gli altri si scontra con l’incapacità della politica organizzata di ritrovarsi attuale e si muove verso spazi differenti».
 
Al di là del Documento congressuale, Renzi si è esposto più volte anche pubblicamente in difesa del Terzo Settore. Intervenendo a Roma lo scorso 8 ottobre, in occasione del decennale di Enel Cuore a Roma -la Non Profit legata ad Enel- si è espresso in questi termini:  «Il Terzo settore in questi anni ha assunto il ruolo di primo settore. In prima fila ovunque ci sia stato da rimboccarsi le maniche. Le emergenze che avremo nei prossimi anni avranno sempre più bisogno del lavoro del non profit che a sua volta per crescere dovrà sempre più essere sostenuto dai privati. Un esempio su tutti quello delle fondazioni bancarie». 

Vita No-Profit - 25/10/2013

Nessun commento:

Posta un commento