lunedì 21 ottobre 2013

La nostra idea di Partito Democratico.... anche a Brescia


Riccardo Imberti

Ci stiamo avvicinando ai congressi provinciali del pd e chi come me, a Brescia, ha avuto modo di partecipare ad uno degli incontri di zona con i candidati, si rende conto di quanta stanchezza vi sia nel dibattito interno e di quale rischio si stia correndo nell'accontentarci della conta fra gli iscritti. In primo luogo si scorge la solitudine dei nostri luoghi, l'illusione che basti sistemare l'organizzazione, la comunicazione e le risorse, perchè il partito torni ad essere in grande spolvero. Non è in discussione la buona fede dei dirigenti, militanti e iscritti, ciò che manca è un pizzico di memoria. Non più tardi di 10 mesi fa Bersani vinse le primarie affermando le stesse cose. Radicamento territoriale, valorizzazione dei circoli e primazia della ditta. Sappiamo tutti come è andata. Abbiamo ripetuto gli stessi errori e diffuso solo illusioni facendo conto solo sui duri e puri, dei pochi ma buoni. Questo modello di partito può consolare qualche vecchio (non in senso di età) militante, ma non risponde adeguatamente all'urgente esigenza di rimettere al centro della società la politica. Il PD è nato per questo e basta leggere il suo documento fondativo per capire che la strada imboccata per i congressi provinciali è in aperta contraddizione con lo spirito originario.

Quello che non si vuole vedere è che la difficoltà della costruzione del PD è dovuta al permanere al proprio interno della logica mortifera degli ex e la composizione delle liste ne è la riprova: un ex diessino e un ex margheritino, seppure giovane. A Brescia, le liste si sono costruite nel chiuso delle stanze con il bilancino, mettendo i parlamentari a capolista o nei primi posti come specchietto per le allodole. L'unica novità si è vista solo dal gruppo che fa riferimento a Matteo Renzi che ha costruito il percorso congressuale, attraverso il dibattito, in tre incontri molto partecipati, decidendo alla fine di chiedere ad Antonio Vivenzi di dare la propria disponibilità a candidarsi alla guida del PD bresciano. Le liste a sostegno di Antonio sono composte da persone alle quali non è stata chiesta l'appartenenza ma la disponibilità a lavorare per il cambiamento e per il superamento della logica degli ex.

Selezionare la classe dirigente è una delle due funzioni storiche essenziali di un partito, l'altra è produrre idee. Il gruppo dirigente deve essere selezionato non sulla base dell'appartenenza ma sulla base del merito, delle competenze e della funzionalità al progetto Questo è quello che abbiamo tentato di fare nel brevissimo tempo che ci è stato concesso, ma questo è lo stile che vogliamo si affermi nel partito a Brescia, in Regione Lombardia e a livello nazionale. È una strada impervia che incontra mille ostacoli: opportunismi, trasformismi, personalismi e vecchi vizi. Noi abbiamo voluto partecipare a questa assise congressuale con uno spirito nuovo, avvalendoci delle tante generosità e dei talenti che abbiamo incontrato lungo il cammino, senza chiedere documenti identitari, ne giudicare le storie passate di ognuno, chiedendo unicamente di condividere una idea di partito aperto e rinnovato che, se si afferma, può rappresentare concretamente la speranza per il futuro della società bresciana e nazionale.


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