Il grande sconfitto è il centrodestra, vittima delle cure di Micaela Biancofiore
Con quasi il 60 per cento dei voti, Ugo Rossi sarà il nuovo
presidente della piccola, ma ricca e potente, orgogliosa e rispettata
Provincia autonoma di Trento. Rossi è stato fino ad oggi assessore alla
sanità nella giunta presieduta da Lorenzo Dellai e retta negli ultimi
mesi, dopo il salto di Dellai in parlamento nelle file di Scelta civica,
dal democratico Alberto Pacher, che ha scelto di non ricandidarsi. Oggi
Rossi è il vero vincitore delle elezioni in Trentino.
Insieme al senatore Franco Panizza, è stato protagonista di un
profondo rinnovamento del suo partito, il Partito autonomista trentino
tirolese (Patt), che oggi ha portato al record storico del 17 per cento,
seconda forza politica trentina, a cinque punti dal Pd.
Rossi e Panizza hanno radicato il Patt nel centrosinistra, superando
la tradizionale postura “terzista” del partito delle stelle alpine.
Grazie anche al superamento, da parte dei potenti cugini sudtirolesi
della Svp, della linea “blockfrei” (libera dai blocchi, equidistante a
Roma tra centrodestra e centrosinistra).
Avevano sottoscritto con Bersani un accordo che ha consentito al Pd
di conquistare il premio di maggioranza, al centrosinistra autonomista
di stravincere le politiche in Trentino Alto Adige, conquistando 16
seggi sui 19 in palio, e agli “autonomisti” Svp-Patt di portare in
Parlamento 8 eletti.
Soprattutto, Rossi ha impresso al Patt una svolta pragmatica,
superando la tentazione che Alcide De Gasperi definiva del “gretto
cantonalismo”, in favore di una concezione aperta e riformista
dell’autonomia. Su questa piattaforma innovativa, Rossi ha selezionato
anche un gruppo dirigente rinnovato e ringiovanito e nel luglio scorso
ha vinto le primarie del centrosinistra autonomista, superando di
un’incollatura il candidato del Pd, Alessandro Olivi.
Insieme al Patt, il Pd è l’altro vincitore: unico partito sopra il 20
per cento, in un contesto di esasperata frammentazione, il Pd conferma
il suo primato, agli stessi livelli del 2008. Soprattutto, il Pd
conferma il suo ruolo di architrave della coalizione di centrosinistra
autonomista e di unica grande forza politica nazionale presente in
Trentino, dunque anche principale nodo di connessione tra autonomia
provinciale e governo nazionale.
Ma la “vocazione maggioritaria” del Pd, in Trentino è rinviata a
tempi migliori. Il Pd non conquista la maggioranza della coalizione,
dopo aver mancato, alle primarie, l’obiettivo di conquistarne la guida.
Al Pd del Trentino manca infatti un leader capace di parlare a tutta la
comunità provinciale e a tutta la coalizione di centrosinistra. Alberto
Pacher, ex-sindaco di Trento e presidente reggente dopo Dellai, avrebbe
potuto svolgere questo ruolo, ma ha preferito, con una scelta
disinteressata che gli fa onore, ma che ha lasciato orfano il Pd, fare
un passo indietro, “autorottamarsi” dopo vent’anni di impegno
amministrativo.
Il terzo vincitore è dunque sempre lui, Lorenzo Dellai. È vero, la
sua Upt è stata superata anche dal Patt, oltre che dal Pd. Ma ha retto
bene la “scissione al centro” del suo ex-assessore Silvano Grisenti, che
ha sfondato solo nel centrodestra, mentre è stato respinto con perdite
lungo il confine di centrosinistra. Soprattutto, Dellai ha visto la sua
creatura, la coalizione di centrosinistra autonomista a guida non-Pd,
sopravvivere alla sua uscita di scena come presidente della Provincia e
resistere alle ambizioni del Pd e al disegno neo-centrista.
Il grande sconfitto delle elezioni trentine è il centrodestra,
vittima delle cure di Micaela Biancofiore. La pasionaria berlusconiana è
riuscita a portare il centrodestra al minimo storico numerico e
all’assoluta irrilevanza politica, sia in Trentino che in Alto Adige. In
provincia di Trento, in particolare, Forza Italia al suo debutto
nazionale si attesta su un umiliante 4 per cento, battuta perfino dalla
Lega, che pure deve accontentarsi di un modesto 6. Il neo-centrismo di
Grisenti, sconfitto nettamente dal centrosinistra autonomista può dunque
consolarsi: a destra potrebbe trovarsi davanti una prateria.
Resta un ultimo dato, quello di Cinque Stelle: come il centrodestra
senza Berlusconi, anche il grillismo senza Grillo non va lontano. A
Trento si è fermato al 5 per cento.
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