Renzi: con me segretario Letta sarà più forte
Intervista di Massimo Gramellini a MATTEO RENZI
La Stampa 6 ottobre 2013
"Ero
andato a Firenze per capire se si può comprare Renzi e ho scoperto
che va in bici. Ci sta seduto sopra,nel cortile di Palazzo Vecchio.
«Pedala, altrimenti cadi», gli grida qualcuno, facendo il verso
alla sua famosa battuta su Letta. Il ciclista abbassa il cavalletto e
scende. È una pila atomica. Attraversa piazza della Signoria,
stringe mani di turisti, saluta in inglese gli americani, accenna un
inchino ai giapponesi, raccoglie cartacce dal selciato e le va a
buttare nel cassonetto. A tavola rinuncia al vino e solleva la
camicia per mostrare un preludio di pancetta. "81 chili. Da qui
ai quarant'anni voglio scendere a 75. Mi sono dato un anno e mezzo di
tempo". Forse non solo per dimagrire.
A
scuola lei era già così sicuro di sé?
«Al
classico venni rimandato in scienze per una ripicca personale con la
prof. Mi comportai con arroganza, lo ammetto. Ma mi è servito».Per
diventare arbitro di calcio? «Potrei dirle che avevo un innato senso
della giustizia... In realtà non ero abbastanza bravo per giocare. A
17 anni arbitravo in seconda categoria. Certi derby in provincia di
Pisa...».
I
conterranei di Letta la menavano?
«Mai.
Solo insulti alla triade classica: mamma, nonna, fidanzata».Cosa ha
imparato dall'arbitraggio? «A decidere senza rinviare».
Allude?
«Bisogna
saper gestire i cartellini. La prima ammonizione è fondamentale. Va
data intorno al ventesimo minuto per far capire ai giocatori che ci
sei. Da sindaco la pedonalizzazione l'ho fatta subito, quando tutti
dicevano di aspettare. Arbitrare mi ha insegnato a non dare la colpa
agli altri. Qui c'è gente che prende il raffreddore e dice che è
colpa dell'instabilità».
Allude
ancora, signor arbitro. Poi capo-scout.
«Lì
ho imparato che clan può essere una bella parola. Soffro quando
leggo che avrei abbandonato qualcuno dei miei. Io sono uno che osa,
non uno che usa».
Come
mai a vent'anni partecipò alla Ruota della Fortuna?
«Adoro
i giochi di parole».Si era capito. E io che credevo volesse
conoscere Paola Barale.«Aveva un suo spessore culturale. Vedendola
dal vivo ho scoperto che la tv ti ingrassa di parecchio. Ho vinto 4
partite. Alla quinta avrei guadagnato 50 milioni di lire e sarei
andato alla Ruota d'Oro. Invece sbagliai l'ultima definizione: un
mare di neve. Dissi: un mare di navi. Mi ha fregato una
vocale».Arriva sempre a un passo dalla vittoria e poi...«Fu la mia
fortuna. Era il febbraio 1994. La puntata dopo Mike fece il famoso
appello elettorale a favore di Berlusconi. Fossi stato lì, oggi
qualcuno direbbe: perché Renzi non intervenne?».
Siamo
al 25 luglio del Cavaliere?
«Sì,
siamo all'epilogo. Lungo, ineludibile. Berlusconi mi fa rabbia perché
ha cambiato il calcio, la tv e l'edilizia, non la politica: non solo
non ha fatro le cose che volevamo noi, ma nemmeno quelle che voleva
lui».Lo hanno messo in minoranza nel suo stesso partito.«Umanamente
non sopporto i lecchini che all'improvviso sono diventati coraggiosi.
Quelli che votavano Ruby nipote di Mubarak e adesso dicono che
Berlusconi non ha i requisiti morali.
Perché scusa, negli ultimi
venti anni dove stavi?
«Che
tristezza questi maramaldi ruffiani e pavidi».
Anche
Alfano fa parte della categoria?
«No,
Alfano si è trovato a dover scegliere tra la fedeltà all'uomo cui
deve tutto e quella a un Paese per il quale ha giurato. Mi fanno più
pensare i Giovanardi. Vuole fondare un nuovo partito e 'poi si
stupisce se i giovani si drogano. E una battuta di Crozza.
Strepitosa: l'avrà copiata da Twitter...».
Non
teme che il governo'Alfetta" ci riporterà la Dc?
«Letta
è un bipolarista convinto. Anche Alfano. Il Grande Centro è il
sogno dei Fioroni e dei Giovanardi. Non passerà. Per la legge
elettorale ripartiremo dalla bozza Violante. Chiunque vinca il
congresso, il Pd ne uscirà ancora più bipolarista. Ma sarà un
bipolarismo gentile e rispettoso».
Lei
e Letta siete due galli nello stesso pollaio.
«Ma
che dice? Sarebbe un errore replicare il modello Veltroni-D'Alema».
Vi
siete parlati a Palazzo Chigi.
«Senza
giri di parole, come d'abitudine. La tensione si è scongelata
subito: ci siamo mandati a quel paese nei rispettivi slang».
Cioè?
«Io
l'ho insultato in fiorentino, lui mi ha risposto in pisano».Sempre
meglio delle battute lassative di Crimi su Berlusconi.«Al confronto
dei leader Cinquestelle, Alvaro Vitali è uno statista».
Torniamo
a Letta.
«Gli
ho detto che, se diventassi segretario del Pd, non mi chiederei ogni
giorno cosa fare per danneggiare lui e Alfano. Il mio non sarebbe un
Pd con la matita rossa e blu per fare le pulci al governo».
Dicono
fosse ancora arrabbiato per il suo viaggio dalla Merkel.
«Ma
no. Mi aveva cercato lei, dopo aver letto una mia intervista sul
vostro giornale. Ho preso un volo privato, il colloquio era previsto
dalle 6 e 30 alle 7 e 30. Mi ha ricevuto alle 6 e 28 e alle 7 e 28 ha
guardato l'orologio e mi ha congedato. Ama l'Italia, ci sta
aspettando. Dice che abbiamo un grande leader, Napolitano. E mi ha
parlato bene anche di Enrico».
In
Germania avrebbe votato per lei?
«Da
dirigente politico avrei votato Spd, per senso di appartenenza. Da
cittadino non so. Quella donna mi ha colpito. Anche se nemmeno lei
sta affrontando il vero tema: cambiare l'Europa. Perché è l'Europa
in crisi, non un solo Paese».
Immaginiamo
il tormentone dei prossimi mesi-anni. Lei che smania per tornare alle
urne e gli altri che diranno: nel 2014 non si può perché c'è il
semestre europeo a guida italiana, nel 2015 nemmeno perché c'è
l'Expo.
«l'idea dell'uomo solo al comando. Fausto Coppi. Ma in un
gruppo ci vuole sempre quello che si alza sui pedali. Un leader è
uno che sceglie persone più brave di lui».
Non
sarà facile, visto che tutti stanno salendo sul suo carro.
«In
uno dei miei soliti eccessi di autostima, dico: le critiche dei
prevenuti e le lusinghe dei ruffiani non avranno il potere di
cambiarmi».
I
dipendenti del Pd temono di essere licenziati.
«Il
problema non è il personale, ma certo qualcosa si può risparmiare:
ha senso spendere 9 milioni in comunicazione, due in consulenze, uno
e mezzo in ristoranti e in alberghi? La sobrietà deve iniziare a
casa nostra».
Si
può tagliare la spesa senza licenziare i dipendenti pubblici?
Fassina dice di no.
«Fassina
non è cattivo, ma non ha mai amministrato nulla, non sa di cosa
parla. Ormai lui dichiara a piacere su tutto. Lasciate fare a noi
amministratori. Certo, va aumentata la produttività. Il forestale
della Calabria deve sapere che con me non verrà licenziato, ma dovrà
lavorare moltissimo».«E nel 2016 le Olimpiadi in Brasile. Ma sento
di poter annunciare che nel 2018 si voterà nonostante i Mondiali di
calcio in Russia».
Non
teme di finire nel congelatore?
«Solo
nell'ultimo anno sono sopravvissuto a sette-otto sconfitte
definitive. Volete capire che sono molto ambizioso, ma non ho fretta?
Se Enrico dura dieci anni, farò dell'altro. Tanto fra dieci anni
avrò l'età che lui ha adesso».
Risposta
bella forte. E un po' arrogante.
«Sono
pieno di difetti, dalla A di arroganza alla Z di zuzzurellone. Ma la
A di ambizione mi sta bene. Perché avere l'ambizione grande di
cambiare l'Italia non lo considero un difetto».
Da
Berlusconi a Grillo, tutti i leader dell'ultimo ventennio hanno
fondato un partito. Perché lei si ostina a volere trasformare uno
già esistente?
«Il
modello del partito personale è fallito. Del resto siamo arrivati
alla vergogna per cui Bossi e Di Pietro hanno candidato i figli al
consiglio regionale».
Non
vuole fondare un partito nuovo, però vuole comandare su quello
vecchio.
«La
parola leadership non è una parolaccia. C'è una sinistra che
rifiuta Berlusconi."
Chi
pagherà il conto della sua rivoluzione?
«Bisogna
toccare i diritti acquisiti. Chi percepisce pensioni d'oro su cui non
ha versato tutti i contributi deve accettare che sulla parte
"regalata" venga imposto un prelievo».Il usuoPdsarebbe a
favore della patrimoniale?
«Molti
amici imprenditori si dicono pronti a pagarla, ma prima chiedono che
la politica dia il buon esempio. In ogni caso è prioritario
assicurare una tregua fiscale. Se io pago, tu Stato devi smetterla di
venirmi continuamente a controllare. Chi governa deve pensare che sta
regalando qualcosa a qualcuno che ama. Se vuoi riformare la scuola,
pensa a tuo figlio. Se vuoi favorire il lavoro, sfronda le duemila
norme che lo regolano: ne bastano cinquanta».
Lo
dice anche Letta.
«Ma
queste cose devi farle subito e tutte insieme. Il cartellino giallo
al ventesimo minuto. I primi cento giorni di governo sono decisivi».
L'establishment
non si fida di lei.
«E
fa bene. Può darsi che io non arrivi mai al traguardo. Ma se ci
arrivo, è per cambiare le cose davvero. La crisi ha fatto passare in
secondo piano l'aumento dell'Iva, i casi Telecom e Alitalia.
La
classe imprenditoriale, bancaria e universitaria dov'è stata in
questi vent'anni?
Abbiamo
avuto un capitalismo familista, non familiare. Un sistema di poteri
forti dal pensiero debole. Faccio il verso a De André: "Per
quanto vi crediate assolti siete per sempre coinvolti"».
Letta
passa per l'uomo dell'establishment che lei vuole rottamare.
«La
rappresentazione mediatica ha una sua fondatezza nelle nostre diverse
modalità di esprimerci. Ma anche Letta ha capito che bisogna
cambiare. E sa che, con me segretario, il governo sarebbe più forte,
non più debole».
Ci
sono sgarbi che non ha dimenticato?
«Casini
che, a urne delle primarie aperte, dice: Renzi è come Berlusconi. E
la Camusso: vanno bene tutti tranne Renzi. Cadute di stile frutto
della paura».
Non
è che, arrivato a Palazzo, poi si mette in riga come gli altri?
«Io
non logoro. Strappo. Non ho lo stile democristiano del conte zio di
Manzoni, quello di "sopire, troncare"».
Il
conte zio sarebbe Gianni Letta?
«Questa
è buona, ma io sono fra Cristoforo. Perciò forse non diventerò mai
padre provinciale. Il mio mito è Rosario Livatino, il
giudice-ragazzino ucciso dalla mafia. Diceva: "Alla fine non ti
chiederanno quanto sei stato credente, ma quanto sei stato
credibile"».
Sua
moglie Agnese...
«Alt.
La famiglia non si tocca. Agnese insegna italiano e latino. Precaria.
Al Maggio Fiorentino le presentai Monti, allora premier. "Ha
partecipato al concorsone?", le chiese. "Sì". "Allora
converrà che il mio governo qualcosa di buono l'ha fatto". E
lei: "Direi proprio di no". Aveva ragione mia moglie,
stanno ancora aspettando i risultati del concorso».
Sarebbe
un ottimo segretario del Pd.
«Ma
resta fuori dalle interviste. Come i figli. Mi sono sentito vecchio
il giorno in cui il più grande ha messo il pin al telefonino. "Tu
non lo mettevi alla mia età?", mi ha chiesto. Gli ho risposto
che alla sua età non avevo il telefonino. E lui: ma come facevi a
telefonare?».
Ha
fatto un figlio a 26 anni e le danno del bambino.
«Bisogna
vedere da chi viene la predica. La mia è una generazione cresciuta
senza padri. La rottamazione è stata una rivolta contro una
paternità politica che non era tale. I nostri leader erano cugini,
tutt'al più fratelli maggiori. Non scogli, ma ostacoli».
Sua
figlia ha sette anni.
«E
sa già chi sono Epifani e la Camusso».Roba da Telefono Azzurro.«A
un "mostro" come me, che a dieci anni guardavo i programmi
elettorali in tv e al telefono riferivo a mio padre, sinistra Dc,
cosa aveva detto De Mita».
Adesso
De Mita dice: Renzi è un torrente che non diventerà mai fiume.
Scalfari ha concordato con lui. Aggiungendo che il fiume è Letta.
«Sono
contento di non essere oggetto di una previsione positiva della
coppia De Mita-Scalfari. Non ne hanno mai azzeccata una».
La
accusano di essere inconsistente. Ha visto l'imitazione di Crozza? I
Renzini: 30% di Baricco e 40% di niente, in un cuore di
cioccolato...
«Spero che Baricco non quereli... Ma il fatto di dire
frasi secche non significa che dietro non ci sia elaborazione del
pensiero».
II
perfido D'Alema sostiene di essere venuto a trovarla per vedere che
libri leggeva.(Renzi - ora siamo nel suo ufficio - gira intorno al
tavolo e palpa due volumi di peso).
«Alda Merini e Luzi. In questo
periodo leggo poesie. Per mettere a fuoco i concetti».
È
tornato su Twitter.
«L'avevo
rimosso. Poi l'ho rimesso. È bellino. Certo, devi darti un limite.
(Smette di scorrere i pollici sullo smartphone e li sposta su un
pezzo di stoffa nera, dove continua a sgranchirli per non perdere
l'allenamento)».
I
pensieri di Cuperlo sono troppo lunghi per Twitter.
«Gianni
è in gamba. Garba molto a noi addetti ai lavori, fuori non so. Io e
lui siamo come i protagonisti del racconto di Chesterton in cui un
laico e un cattolico si sfidano a duello, ma poiché non li lasciano
combattere, diventano amici per trovare un posto dove duellare. Però
nel 1999 era a Palazzo Chigi con D'Alema: dov'è stato in questi
anni? Lui pensa abbia fallito solo la destra. Invece dobbiamo
ridisegnarci anche noi».
Lo
diceva già Veltroni al Lingotto, quando battezzò il partito.
«Walter
aveva scritto il film giusto, ma ha sbagliato a credere che potessero
recitarlo gli attori che avevano trasformato le pellicole precedenti
in un flop. Nel mio Pd andranno avanti i più bravi, non i più
fedeli. Dichiarerò guerra alla mediocrità».
Come
si immagina, da segretario?
«A
piedi tra la gente e non in auto col lampeggiante. Un segretario deve
farsi vedere in giro. È in campagna elettorale permanente».Letta ne
sarà entusiasta. Continuerà a fare il sindaco?«Il segretario non
deve mica passare il tempo barricato in sede a gestire incarichi e
spartire poltrone. Provo avvilimento quando vado in Rai e qualche
dirigente mi dice: io sto con te. Ma che mi frega con con chi stai!
».
Ha
sentito le intercettazioni in cui la democratica Lorenzetti ordina a
una professoressa di favorire l'esame di un suo protetto?
«Spero
licenzino quella professoressa. Però è sbagliato dire che
Lorenzetti e Penati sono uguali a Berlusconi. Lui è un unicum. Ma
sia chiaro che non credo alla superiorità morale della sinistra,
semmai a quella del coraggio sulla paura e dell'altruismo
sull'egoismo».
Questo
"renzino" dove l'ha partorito?
«Non
è mio, è di Oscar Farinetti: eravamo al secondo giro di Barolo».
Dicono
che tra gli elettori di centrodestra lei piaccia meno di un tempo.
«Non
piaccio ai loro giornali, che prima mi esaltavano e ora mi
massacrano. Mi hanno fatto la prova-calzino. Di me si sa tutto, che
bici e che mutui ho. Ma sono tranquillo. Mio cognato non ha la casa a
Montecarlo ma a San Godenzo».
Il
famoso metodo Boffo evocato anche dalle colombe alfaniane.
«Trovo
inaccettabile che denuncino il metodo Boffo solo adesso e non quando
veniva usato contro gli altri».Briatore, Cavalli, Signorini. Ormai
le manca solo un aperitivo con Dudù.
Quando
incontrerà Zagrebelsky?
«Ho
incontrato anche Zagrebelsky, solo che non fa notizia. Dudù invece
mi manca. Ma posso resistere».
Una
settimana alla campagna delle primarie. Trovato lo slogan?
«L'Italia
cambia verso».
Bel
gioco di parole.
«Sarà
una campagna diversa, rispetto all'altra volta. Non un "one man
show" da uno contro tutti. Girerò di meno e senza camper, ho
ancora mal di schiena. Vorrei che Pd diventasse sinonimo di
leggerezza calviniana. Per vent'anni abbiamo fatto la faccia triste
perché dall'altra parte c'era un sorriso finto. Farò una campagna
allegra. Anche se andrò in luoghi drammatici, dal Sulcis a
Lampedusa. La Bossi-Fini va cambiata. E l'Europa... Basta con questo
andazzo per cui quando si tratta di sistemare le banche si va a
Francoforte, mentre quando si tratta di sistemare le salme ognuno
pensa ai fatti suoi».
Sono scomparse le polemiche sulle primarie.
«Perché
stavolta sono aperte. Può votare anche chi non sa a memoria
l'Internazionale o gli Inti Illimani».
Lei
li ha mai cantati?
«El
pueblo unido jamas sera vencido. Cosa diceva Vecchioni? Pallosa come
una canzone degli Inti Illimani...».
Nessun commento:
Posta un commento