domenica 6 ottobre 2013

Caos Egitto, nuovo bagno di sangue

Almeno 44 vittime negli scontri

Mentre in Tv scorrevano immagini di bandiere sventolanti, manifestanti festosi, musica e gruppi folkloristici sui palcoscenici nelle piazze della festa, in particolare quella di Tahrir, simbolo della rivoluzione contro Hosni Mubarak, scelta oggi per festeggiare la `vittoria´ del 1973, nelle zone accanto infuriava la battaglia.
Fratelli musulmani ancora in piazza per contrastare i festeggiamenti delle forze armate per i 40 anni  della guerra tra Israele e Paesi Arabi
Nuova giornata di sangue in Egitto. Scontri violenti sono esplosi soprattutto al Cairo quando i Fratelli musulmani sono scesi in strada per contrastare i festeggiamenti organizzati dalle forze armate per il quarantesimo anniversario della guerra del 1973 contro Israele, quella conosciuta come la guerra del Kippur. L’ultimo bilancio del ministero della Sanità egiziano parla di almeno 44 morti, dei quali la gran parte al Cairo e altri in varie località del Paese, oltre a 209 feriti. 

Mentre sulla televisione di Stato scorrevano le immagini di bandiere sventolanti, manifestanti festosi, musica e gruppi folkloristici sui palcoscenici nelle piazze della festa, in particolare quella di Tahrir, simbolo della rivoluzione contro Hosni Mubarak, scelta oggi per festeggiare la `vittoria´ del 1973, nelle zone accanto infuriava la battaglia. 

Almeno una decina di marce di pro Morsi si sono mosse nel primo pomeriggio, puntando proprio su piazza Tahrir blindata come non mai per evitare che i sostenitori dei Fratelli musulmani potessero mescolarsi ai manifestanti pro esercito. In mattinata squadroni acrobatici di F16 hanno sfrecciato a bassa quota sui cieli della capitale e i blindati a presidio di Tahrir avevano issato bandierine nazionali e la foto del comandante delle Forze armate Abdel Fattah el Sissi. 

Ma nel pomeriggio la tensione è salita soprattutto in due quartieri del Cairo, Dokki e Ramses, dove le forze dell’ordine sono intervenute per impedire ai manifestanti di avvicinarsi a piazza Tahrir. Per tutto il pomeriggio sono risuonati spari e lanci di lacrimogeni nelle peggiori violenze nella capitale egiziana da quando le piazze delle protesta islamica sono state sgombrate con la forza a metà agosto, provocando un migliaio di morti fra i pro Morsi, ma anche fra le fila delle forze di sicurezza. 

Un avvertimento chiaro era venuto ieri dal portavoce della presidenza Ahmed Meslemani, che aveva affermato che le autorità avrebbero considerato non attivisti ma `agenti´ coloro che fossero scesi in piazza contro l’esercito, in occasione del quarantesimo anniversario della guerra del 1973, che in Egitto si celebra come una vittoria. «Rovinare la gioia degli egiziani in questa occasione è un crimine», aveva ammonito. 
Il partito della Fratellanza, Giustizia e Libertà, ha addossato ai dirigenti «golpisti» la responsabilità «diretta per i crimini, le violenze e gli omicidi commessi oggi contro manifestanti pacifici», sollecitando «tutte le organizzazioni per i diritti dell’uomo a condannare questi atti». 

A tre mesi dalla deposizione di Morsi e malgrado gli appelli rinnovati solo qualche giorno fa dall’inviato Ue Catherine Ashton a proseguire sulla strada della transizione democratica la frattura in Egitto resta molto profonda. 

Oggi sostenitori del deposto presidente Mohammed Morsi si erano organizzati in cortei e avevano cominciato a sfilare in diverse città durante le celebrazioni dell’anniversario della guerra tra Israele e Paesi arabi avvenuta nel 1973, entrata nei libri di storia con il nome di Guerra della Yom Kippur. Si contano anche almeno 83 feriti secondo quanto riferisce sempre il responsabile dei servizi di emergenza egiziani, Khaled al-Khatib. 

Oltre che al Cairo, dove sia gli islamisti che i sostenitori del nuovo corso avviato il 3 luglio scorso con il golpe che depose Morsi, si contendono il controllo di piazza Tahrir. Altre manifestazioni si registrano ad Alessandria, Suez e Delga. 

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