martedì 22 ottobre 2013

I 4 sfidanti Pd messi nero su bianco

Mario Lavia 

Europa  
 
Renzi contro l’establishment nazionale, Cuperlo per dedicarsi solo al partito, Civati per una sinistra aperta, Pittella il più “europeo”
Ecco, ora è tutto nero su bianco. Ci sono i documenti dei 4 concorrenti per la segreteria del Pd, l’atto che sostanzialmente segna l’avvio della grande corsa che si concluderà l’8 dicembre. Molto è stato già detto, da Renzi, da Cuperlo, da Civati, da Pittella e dunque nei testi – tutti corposi (sono sul sito di Europa) – si può giusto trovare la sistematizzazione delle rispettive piattaforme.
I 4 sfidanti Pd messi nero su biancoEcco dunque Matteo Renzi («Cambiare verso», il titolo) mettere in fila cose già dette ma anche altre meglio declinate. La «rivoluzione radicale» passa per un durissima critica all’establishment, nelle sue varie forme, ivi  compresi i partiti. Anche il Pd e la sua classe dirigente.
Il sindaco ipotizza un partito basato sui circoli, gli amministratori, i parlamentari. Forte carica volontaria (circoli, territorio) saldata alla responsabilità istituzionale: dal che si evince un forte ridimensionamento del partito-apparato, dei funzionari. La scelta di fare contemporaneamente il segretario e il sindaco di Firenze d’altronde allude ad un tentativo di de-sacralizzare la figura del segretario generale.
In più, a quanto si dice, Renzi desidererebbe che la sede del Pd fosse spostata fuori dalla “cittadella politica”: l’idea è di cercare un sede non enorme come l’attuale Nazareno in un quartiere centrale di Roma ma distante da Montecitorio e palazzo Madama. Un modo plastico di dar vita ad un nuovo modo di essere del partito.
Nel documento Renzi riprende l’idea di un Pd proteso alla caccia dei voti di Pdl e M5S perché «se non si ottengono i voti di coloro che non hanno votato il Pd alle precedenti elezioni, si perde» nel quadro di una sfida per il bipolarismo (al Pd spetta la prima mossa per una nuova legge elettorale). La rottamazione, qui, è della prospettiva delle larghe intese. Sulla quale peraltro è d’accordo anche Gianni Cuperlo («Per la rivoluzione della dignità»): «L’orizzonte politico del Pd non sono le larghe intese come strategia. E neppure il sogno dell’autosufficienza». Insomma, siamo alla riproposizione, magari aggiornata, dell’idea della coalizione di centrosinistra, dentro un quadro nel quale la sinistra sa ritrovare mission, senso e forza. Lealtà a Letta ma senza subalternità, inoltre. E contro Renzi, Cuperlo propone la distinzione fra incarici di governo e di partito.
Ed è ancora la sinistra – una nuova sinistra – la stella polare di Pippo Civati («Dalla delusione alla speranza. Le cose cambiano cambiandole») che chiede «un partito ospitale», aperto a ciò che si muove nella società, unico “luogo” – osserva – da cui sta arrivando qualcosa di positivo. Un partito moderno, da anni Duemila, «partecipato» e «accessibile», nel quale gli iscritti contino davvero. Altro che correnti e «filiere».
Gianni Pittella insiste molto sul tema che gli è più caro e sul quale, da vicepresidente del parlamento europeo, ha maturato una particolare competenza, l’Europa, ipotizzando «una proprosta sobria: creare un potere democratico europeo». Puntando cioè a superare la realtà di questi anni nella quale «la definizione della politica economica è stata sottratta alla deliberazione democratica». Ma sull’Europa anche Renzi dice la sua: si può ripensare il 3%, è un «parametro anacronistico».

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