venerdì 11 ottobre 2013

Allarme Amnesty: “In vari Paesi sono riprese le esecuzioni capitali”

Il monito: «La politica non presenti la pena di morte come soluzione per ridurre il tasso di criminalità»

In occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte, Amnesty International ha invitato gli esponenti politici «a smetterla di presentare le esecuzioni come soluzione rapida per ridurre i tassi di criminalità e a concentrarsi invece sui problemi del sistema penale dei loro paesi».  
«Gli esponenti politici devono cessare di rincorrere l’applauso del pubblico e mostrare, invece, leadership sui temi della sicurezza. Non vi è alcuna prova convincente sul fatto che la pena di morte abbia un effetto deterrente speciale. Occorre piuttosto concentrarsi nella ricerca di rimedi efficaci per affrontare la criminalità’, ha dichiarato Audrey Gaughran, direttrice dei Temi globali di Amnesty International. Nel documento diffuso oggi, intitolato `Non ci renderà più sicuri´, Amnesty International ha messo in evidenza l’assenza di prove a sostegno della tesi che la pena di morte riduca i crimini più gravi.
«Una minoranza di paesi ha ripreso o ha in programma di riprendere le esecuzioni, spesso come reazione impulsiva all’aumento dei reati o a omicidi particolarmente efferati. Dal 2012 -denuncia Amnesty- le esecuzioni sono riprese in Gambia, India, Indonesia, Kuwait, Nigeria, Pakistan e Vietnam. Ciò nonostante, i paesi che ricorrono alla pena di morte restano assai pochi a fronte dei 140 paesi che l’hanno abolita per legge o nella prassi». Il documento di Amnesty International spiega «che non vi sono prove convincenti che la ripresa delle esecuzioni abbia avuto un impatto nel contrasto alla criminalità: in India, negli ultimi 10 anni, gli omicidi erano diminuiti del 23 per cento, eppure dal 2004 al 2011 non vi era stata neanche un’esecuzione; in Canada, il numero degli omicidi è diminuito dopo il 1976, anno dell’abolizione della pena di morte; un recente studio condotto a Trinidad e Tobago ha riscontrato l’assenza di correlazione tra esecuzioni, condanne al carcere e criminalità’. «Prendere posizione a favore della pena di morte distrae l’attenzione dalle soluzioni a lungo termine che affrontano efficacemente i problemi del sistema penale», ha commentato Gaughran. 


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