La Stampa 7 ottobre 2013
Roberto Giachetti in sciopero della fame per la riforma
Il deputato del Pd in sciopero della fame per contestare la mancata
riforma della legge elettorale. E sprona i colleghi: «Basta fare gli
struzzi, è da cambiare»
«Ho ripreso da ieri sera lo sciopero della fame, non
perché sia approvata la proposta di legge che avevo presentato per il
ritorno al Mattarellum ma per una legge» che, in base a tutte le
promesse di questi mesi, «restituisca la possibilità di scelta agli
elettori e garantisca la governabilità. Perché si passi dalle parole ai
fatti». Ad annunciarlo il deputato Pd Roberto Giachetti durante una
conferenza stampa sulla legge elettorale e invitando anche il Pd a
prendere una posizione netta, «evitando di fare gli struzzi».
Giachetti, che fa sapere che sarà in sciopero della fame «finché almeno al Senato non viene fatta» la riforma, ha esordito leggendo un lungo elenco di dichiarazioni di quanti, dal presidente del Consiglio Enrico Letta al leader del Pd Guglielmo Epifani, alla presidente della commissione Affari Costituzionali Anna Finocchiaro, al capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, da diversi mesi a questa parte hanno sottolineato la necessità di cambiare la legge elettorale. E, tornando poi sulla mozione a sua firma per il ritorno al Mattarellum, ha evidenziato con rammarico: «Dubito che si troverà in Parlamento sulla legge elettorale una maggioranza più grande di quella che ci sarebbe stata se il Pd avesse scelto di votare tutto a favore della mozione». A questo punto, ha riassunto la situazione, «il Senato è, di fatto, impantanato, e sono ancora in corso audizioni sulla legge elettorale, forse arriverà un cosiddetto “pillolario” con le varie posizioni ma non esiste un testo base, praticamente siamo fermi».
Tutto questo mentre «il Pdl è coerente: questa legge l’ha costruita, sempre difesa, e non ci pensa a cambiarla, al massimo può recepire le indicazioni della Consulta, che però potrebbero non risolvere i problemi della restituzione della parola ai cittadini e della governabilità».
«Il Pd - chiede Giachetti sottolineando che il tema dovrà essere anche al centro del confronto congressuale - che posizione ha? Ci sarà una sede in cui dice le sue posizioni oppure facciamo gli struzzi?». In generale, per Giachetti, «la sensazione è che si stia facendo anche un po’ di melina per arrivare alla sentenza della Corte Costituzionale».
«Le ho tentate tutte - dice - sul piano parlamentare per uscire da questo stagno ma le mie iniziative non sono risultate utili o efficaci. Riprendo lo sciopero della fame perché si passi dalle parole ai fatti. Non ho intenzione di creare problemi al governo né a nessuno ma di fare del mio perché le promesse fatte agli elettori vengano rispettate e la questione non finisca come il finanziamento ai partiti. Per non passare dalla “bandierine” alle “parole al vento”».
Giachetti, che fa sapere che sarà in sciopero della fame «finché almeno al Senato non viene fatta» la riforma, ha esordito leggendo un lungo elenco di dichiarazioni di quanti, dal presidente del Consiglio Enrico Letta al leader del Pd Guglielmo Epifani, alla presidente della commissione Affari Costituzionali Anna Finocchiaro, al capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, da diversi mesi a questa parte hanno sottolineato la necessità di cambiare la legge elettorale. E, tornando poi sulla mozione a sua firma per il ritorno al Mattarellum, ha evidenziato con rammarico: «Dubito che si troverà in Parlamento sulla legge elettorale una maggioranza più grande di quella che ci sarebbe stata se il Pd avesse scelto di votare tutto a favore della mozione». A questo punto, ha riassunto la situazione, «il Senato è, di fatto, impantanato, e sono ancora in corso audizioni sulla legge elettorale, forse arriverà un cosiddetto “pillolario” con le varie posizioni ma non esiste un testo base, praticamente siamo fermi».
Tutto questo mentre «il Pdl è coerente: questa legge l’ha costruita, sempre difesa, e non ci pensa a cambiarla, al massimo può recepire le indicazioni della Consulta, che però potrebbero non risolvere i problemi della restituzione della parola ai cittadini e della governabilità».
«Il Pd - chiede Giachetti sottolineando che il tema dovrà essere anche al centro del confronto congressuale - che posizione ha? Ci sarà una sede in cui dice le sue posizioni oppure facciamo gli struzzi?». In generale, per Giachetti, «la sensazione è che si stia facendo anche un po’ di melina per arrivare alla sentenza della Corte Costituzionale».
«Le ho tentate tutte - dice - sul piano parlamentare per uscire da questo stagno ma le mie iniziative non sono risultate utili o efficaci. Riprendo lo sciopero della fame perché si passi dalle parole ai fatti. Non ho intenzione di creare problemi al governo né a nessuno ma di fare del mio perché le promesse fatte agli elettori vengano rispettate e la questione non finisca come il finanziamento ai partiti. Per non passare dalla “bandierine” alle “parole al vento”».
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