sabato 13 giugno 2015

L'arci di Pisapia e la leopolda pd. Il percorso verso le elezioni 2016.


Corriere della Sera 13/06/15
corriere.it
Da una calda serata di cinque anni fa, quando Giuliano Pisapia lanciò in un circolo Arci la sua candidatura a sindaco, nel centrosinistra è cambiato tutto. Una riprova (non l’unica) è quanto avverrà oggi allo spazio Ansaldo: l’iniziativa si chiama «Milano domani», informalmente viene presentata come la Leopolda milanese, in pratica il Pd incomincia a dare le carte per le elezioni del 2016. All’Ansaldo si parlerà di programma, certo, ma il nodo vero è il percorso, primarie o no, e il candidato, in continuità o meno con l’esperienza arancione. Rispetto a cinque anni fa, quando Pisapia si mosse (in anticipo) da outsider di sinistra, stavolta a dettare tempi e modi è il Pd. Le ragioni che hanno restituito il primato ai democratici (che alle primarie del 2010 furono sconfitti) sono prevalentemente nazionali: il boom alle Europee del 2014 — in quell’occasione il partito ha raggiunto in città la vetta clamorosa del 43,3% — e una leadership, quella di Matteo Renzi, che ha impresso una serie di rotture con gli equilibri precedenti, a cominciare dalla coalizione con Sel e la sinistra che, se a Roma non esiste più da un pezzo, anche in giro per l’Italia non gode affatto di buona salute, basta guardare cosa è successo in Liguria. Il fatto poi che le grandi manovre per il 2016 inizino con lo schema della Leopolda — le convention con i tavoli tematici che hanno fatto la fortuna politica di Renzi — ha anche un certo significato simbolico. Insomma, dal circolo Arci di Pisapia all’Ansaldo di oggi l’aria è talmente cambiata che settimana scorsa il segretario regionale dei democratici Alessandro Alfieri ha perfino chiesto al sindaco di entrare nel Pd. Gli avesse risposto di sì, sarebbe stato un gol in rovesciata. Ad ogni modo da oggi la discussione entra nel vivo: innanzitutto sulle primarie, con l’ulteriore onere per la Milano di centrosinistra di restituire allo strumento un po’ di onore dopo i veleni che hanno contraddistinto le ultime consultazioni in giro per l’Italia. E poi la natura (prima ancora che l’identità) dei candidati: se rappresenteranno la continuità con l’esperienza della giunta Pisapia oppure se ci sarà un qualche tipo di rottura. In tutto ciò, il quadro è cambiato anche per un’altra ragione: la vittoria in Liguria di Giovanni Toti. Il centrodestra, che solo qualche settimana fa a Milano sembrava nell’angolo, sulla carta è tornato competitivo, tanto più se il candidato sarà Matteo Salvini. Se il Pd di Renzi dalle Regionali è quindi uscito un po’ ammaccato, sul voto di Milano si gioca una partita decisiva per il suo futuro.

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