mercoledì 10 giugno 2015

Ci risiamo...

Riccardo Imberti
10 giugno 2015
In attesa dei ballottaggi di domenica prossima, dopo aver seguito la direzione del Partito Democratico di ieri sera (lunedì 8 giugno), posso dire con serenità e convinzione, che tanto di quanto è accaduto prima del voto, aveva un vizio di fondo: la minoranza del PD, voleva cogliere l'occasione delle regionali, per interrompere in qualche modo l'operato di Renzi. 
La conferma l'ho avuta ascoltando gli interventi in direzione degli amici e compagni della "sinistra" del PD nel giudizio sulla tornata delle elezioni regionali. Argomentazioni che individuavano in Renzi e la sua cocciuttagine sulle scelte fatte, il responsabile di tutti i guai dell'esito negativo delle elezioni, e la necessità di riprendere la strada dell'unità del partito tornando a guardare alla sua sinistra, al popolo di sinistra del Paese, qualcuno financo spingendosi a suggerire un occhio di attenzione all'area sociale di Landini (Sic!!!).
Ho pubblicato sul Blog, il contributo dell'amico Dario Ballini, dal titolo "Le praterie della sinistra alla sinistra del PD" di cui consiglio la lettura perchè emerge chiaramente di cosa si parla, quando si pensa alla sinistra in Italia.
Tornando alla direzione Nazionale, devo dire che Matteo ha fatto una relazione introduttiva molto interessante ed efficace, non priva di aperture per l'unità del partito, ma al tempo stesso, non disponibile a rinchiudersi in un recinto tutto interno al PD e alle sue componenti, quanto invece, orientato a rafforzare la determinazione di fare presto e al meglio le riforma di cui il Paese ha bisogno. 
Al di la degli irriducibili Fassina e Dattorre, mi pare che il messaggio sia stato apprezzato e adesso aspettiamoci comportamenti conseguenti, evitando di accampare la libertà di coscienza su materie che interessano la coscienza come i cavoli a merenda.
Il segretario, come sua abitudine, si è assunto la responsabilità della sconfitta ligure, sottolineando al tempo stesso, l'immaturità e l'irresponsabilità, di parte del gruppo dirigente che troppo spesso, nei giorni precedenti l'elezione, anzichè mettere in evidenza le cose buone fatte dal governo, di sono scatenati nel sottolinearne a dismisura le difficoltà e i limiti. In particolare, sulla sentenza della corte dei conti sulle pensioni e sulla riforma della buona scuola, senza mancare di riprendere la polemica sul Jobs Act, sulla riforma elettorale e quella costituzionale. Senza parlare poi di ciò che la Bindi, Presidente della commissione antimafia, con l'azzardo della pubblicazione della lista di impresentabili un giorno prima del voto.
Quello che salta all'occhio è il persistere di polemiche aspre, che in taluni momenti superano quelle più comprensibili di chi fa opposizione al PD e al Governo. Si tratta di una situazione che va affrontata seriamente nei modi e nelle forme che merita. Da quando è nato il PD ha vissuto momenti di difficoltà, ma la regola della maggioranza rappresenta il minimo comune denominatore per ognuno che intende appartenere a una storia sia essa di associazione e di partito. Senza questo atteggiamento, sempre rispettanto fin dalla nascita del PD, è difficile comprendere il senso di appartenenza ad una storia politica. Anche gli attacchi, spesso strumentali di alcuni parlamentari al segretario devono rimanere dentro un dissenso legittimo, non possono spingersi al dileggio o peggio all'insulto. Io mi auguro che i segnali di apertura di Matteo Renzi producano risultati positivi altrimenti si aprirà una stagione complicata per l'unica forza riformista del Paese. 

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